4 giugno 2020 - 09:24

«Fai un patto con il diavolo?»
Così lo studente «vampiro» controllava i suoi «adepti»

Le testimonianze dei ragazzi: «Per sfuggire ho pensato di uccidermi»

di Simone Innocenti, Antonella Mollica

Una foto dal profilo Facebook dello studente, la foto si trova agli atti Una foto dal profilo Facebook dello studente, la foto si trova agli atti
shadow

«Sei disposto a fare un patto col diavolo?» Iniziava sempre così il Diavolo a gettare la sua rete. Ed erano pochi quelli che riuscivano a dire di no. Perché tutti quelli finiti nella trappola dello studente di 23 anni, M. V., arrestato ieri in provincia di Prato, erano fragili ed erano convinti che lui avesse davvero poteri sovrannaturali. «Noi ci credevamo» hanno detto alcuni ragazzi tra le lacrime agli investigatori della squadra mobile e alla pm Angela Pietroiusti quando è partita l’indagine. L’inizio dell’inganno era proprio il patto: una stretta di mano da cui fuoriusciva sangue e che siglava accordi inconfessabili. Loro non sapevano che quel liquido rosso era finto, così era facile restare impressionati, soprattutto quando lui li avvertiva che era capace di leggere nelle loro menti, che lui, morto e resuscitato più volte, aveva la missione di salvare il mondo e chi lo seguiva poteva arrivare ad avere le stesse doti sue.

Una sorta di “Ultima cena” con lui al centro, trasformata in un fumetto (Foto Facebook)
Una sorta di “Ultima cena” con lui al centro, trasformata in un fumetto (Foto Facebook)

Da lì a finire nel suo abisso era un passo, soprattutto se la selezione delle prede avveniva tra ragazzini di 15-16 anni con cui la vita non era stata particolarmente generosa. La regola numero uno era osservare il segreto. «Se parli con qualcuno accade qualcosa di grave alla tua famiglia». «Diceva che poteva cancellare la mia memoria». «Diceva che sarei diventato pazzo o che mi sarei suicidato», i racconti uno dietro l’altro che la squadra mobile ha messo in fila. E qualcuno tra i suoi «adepti», al suicidio c’è andato davvero vicino, come ha confessato agli inquirenti: «Mi sentivo in colpa, ho pensato a uccidermi per trovare una via di fuga». «Ho perso dieci chili e ho smesso di dormire», ha raccontato una delle vittime.

C’è stato anche chi ha visto in lui il «salvatore»: «Ero chiuso in me stesso e cercavo qualcuno a cui aggrapparmi». La scuola che non va, i genitori presi dai loro problemi, gli amici che latitano: «Lui mi sembrava l’unico di cui fidarmi, gli ho parlato di tutti i miei problemi, lo vedevo come un fratello». Fino a quando, il giorno del suo diciassettesimo compleanno il Diavolo svela il vero volto. Si presenta con una Playstation in regalo: se la vuoi devi avere un rapporto sessuale con me che sono il diavolo, devi essermi riconoscente. All’inizio inevitabile il disgusto di fronte a quelle richieste, poi diventa una cosa quasi normale. «Mi sono sentito usato», racconterà alla pm alla quale spiega anche che ha deciso di parlare perché nessun altro deve vivere lo schifo che ha vissuto lui.

«Mi ha convinto perché lavorava sulla psicologia, mi aveva convinto che avevo dei problemi e che dovevo superarli. Diceva che avevo delle potenzialità, che potevo plasmare le mie paure e quelle degli altri», un altro racconto. Nessuno poteva ribellarsi ai suoi comandi. Gli amici gli riconoscevano un’intelligenza superiore alla norma e tutti lo temevano. Così quando diceva a qualcuno «ti sciolgo nell’acido» tutti pensavano che fosse davvero in grado di farlo. E poi lui era vampiro o licantropo. Vampiri e lupi mannari avevano la capacità di rigenerarsi. E lui, il capo della setta, era in grado di trasmettere questo potere attraverso i morsi. «Accettai di essere morso al braccio da lui per acquisire il potere di autoguarigione dei vampiri e la forza e l’abilità dei lupi mannari». Le sue vittime portano tutte sull’avambraccio le cicatrici dei morsi. «Diceva che aveva bisogno di nutrisi del sangue» hanno raccontato. Ed era anche convinto che di questa sua perversione nessuno avrebbe parlato mai. «Che fai vai in ospedale e dici che un vampiro ti ha morso?».

Nel Capodanno 2018 supera se stesso quando chiede ai ragazzi di mangiare un ragù fatto con carne umana, dicendo di averla acquistata da un tipo che vendeva cadaveri a Firenze.

Convinceva le sue vittime che in un’altra vita erano animali, una lince o un leone. Per questo il gruppo era per lui il «branco». Lui era un lupo diventato poi Anubi, il dio della sessualità. Per questo la sua missione era quella di sbloccare le potenzialità represse dei suoi adepti. Il ritornello più frequente era quello del demone maligno che si era impossessato di una persona e che dal di dentro lo avrebbe dilaniato.

L’unica possibilità era farlo uscire con il rituale che consisteva in rapporti sessuali o nel farsi inviare le foto porno su Whatsapp. Diceva che non era lui a chiederle ma un’entità virtuale che si chiamava Hydra. Quelle foto gli servivano per ricostruire meglio l’immagine della persona che lui avrebbe conservato all’interno di un archivio. «Se non accettavo di purificarmi i miei familiari sarebbero stati male» hanno raccontato i ragazzi. «Ero soggiogato, così, per scacciare i demoni accettai di avere un rapporto sessuale con lui». Controllare la vita degli altri era la sua ossessione. Quando sa che un ragazzo e una ragazza del gruppo hanno una storia, si arrabbia e convince lei che è incinta ma che lui è in grado di assorbire il bambino con un rito.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT