Scenari

Per le grandi potenze
in Libia è tempo di pace?

Giuseppe Conte tra i leader libici H<aftar e Sarraj (Imagoeconomica)

Giuseppe Conte tra i leader libici H<aftar e Sarraj (Imagoeconomica)

Il ritornello dei governi europei, italiano in testa, è sempre lo stesso: in Libia «non esiste una soluzione militare», e soltanto la diplomazia può portare la pace. Se lo sono ripetuti in questi giorni Giuseppe Conte e il tripolino Fayez al-Serraj, facendo finta di non sapere che quest’ultimo siede sulle baionette turche.

Ma attenzione, perché un cambiamento fondamentale potrebbe essere in rampa di lancio. Se le grandi potenze sempre più direttamente coinvolte si stancassero di una guerra civile diventata marginale in tempi di pandemia e di elezioni (negli Usa). Se le capitali che contano davvero prendessero atto del logoramento personale, politico e anche militare dei due nemici di Bengasi e di Tripoli. Se alle conferenze di massa organizzate dalle diplomazie europee compresa la nostra si sostituisse un dialogo diretto tra potenti della terra e ne risultasse magari una operazione di peaceenforcing affidata a forze africane dell’Onu. Se tutto ciò accadesse, allora l’ipocrisia potrebbe diventare verità e in Libia davvero non ci sarebbe più bisogno di una «soluzione militare» come la intendiamo oggi.

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