2 giugno 2020 - 21:23

Formigli: assembramenti? Altro che movida, lo scandalo è il raduno del centrodestra

Il giornalista, conduttore di «Piazzapulita» su La7 il giovedì sera fa il bilancio della stagione. «Questa esperienza è stata più dura della guerra, ora bisogna aiutare l’Italia»

di Maria Volpe

Formigli: assembramenti? Altro che movida, lo scandalo è il raduno del centrodestra
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«E’ stata una guerra, ne sono convinto, e tutto si può fare in guerra. Ci sono le restrizioni della libertà, regole più stringenti, c’è il nemico da combattere, e tu giornalista devi attrezzarti per portare a casa il materiale, nonostante tutto questo, nonostante una serie di ostacoli da superare. Del resto il nostro obiettivo è sempre stato, è, e sarà sempre fare un racconto il più aderente alla realtà». Equilibrato, come di consuetudine, Corrado Formigli, questa volte nella voce tradisce una certa commozione. Non di chi si commuove per sentimentalismo, ma di chi ha compiuto - insieme alla sua squadra- uno sforzo enorme di fronte a una tragedia immane e alla fine ne è uscito più forte.

L’inchiesta dalla terapia intensiva

Giovedi 4 giugno andrà in onda l’ultima puntata della stagione di «Piazzapulita» (La7, ore 21.15, prodotta da Banijay Italia), una puntata speciale dal titolo «Corpo a corpo» che inevitabilmente si soffermerà su «i 100 giorni di contagio, la battaglia nelle terapie intensive, la gente chiusa in casa, poi l’uscita e le macerie economiche».Riflette Formigli: «Abbiamo vissuto una esperienza giornalistica assolutamente unica, più forte di quella dell’inviato di guerra. Una esperienza ancora più profonda e formativa che mi rimarrà per sempre. Nella mia vita di giornalista non ricordo un momento in cui il mio lavoro è stato così importante da cambiare la percezione nell’opinione pubblica». Del resto tutto è nato da quell’inchiesta - un pugno nello stomaco - mandata in onda a «Piazzapulita» il 5 marzo nella terapia intensiva dell’Ospedale di Cremona. «Immagini fortissime - ricorda il giornalista - ancora non eravamo in pieno lockdown e dunque forse non c’era la percezione della gravità. Invece quell’inchiesta mostrò persone intubate a pancia in giù, dolore, disperazione. Dopo quel reportage non si è più detto “è solo una influenza”. Quell’inchiesta, nelle successive 24 ore, ebbe 6 milioni di visualizzazioni. Questo mi ha confermato quanto può essere potente il racconto televisivo. E ha mostrato la tenacia del giornalismo che non si ferma davanti a nulla. Sono stati davvero bravi gli inviati e il personale sanitario. Medici e infermieri gridavano la loro disperazione, dicevano “La situazione è grave, vi prego entrate perchè la gente ancora non si sta rendendo conto. Qui ci muoiono le persone nei corridoi, davanti agli occhi”».

«Senza pubblico c’è ancora più riflessione»

Da quel momento in avanti tutti i programmi di informazione non hanno potuto fare altro che raccontare una tragedia immane specie nel nord e in Lombardia. I talk hanno cambiato fisionomia. Per esempio tutti gli studi erano vuoti, il pubblico sparito. «All’inizio - sottolinea Formigli — faceva l’effetto di una partita di calcio a porte chiuse. E’ importante incrociare gli sguardi del pubblico, che peraltro motivano anche gli ospiti, poi abbiamo scoperto che in una dimensione drammatica come questa, fare a meno del pubblico permetteva di accentuare l’approfondimento e l’elemento riflessivo del programma». Insomma l’approfondimento di Formigli non è stato danneggiato dall’assenza di pubblico «e credo che a settembre senza pubblico il programma sarà ancora forte e un vero approfondimento giornalistico».

Le incompetenze di Trump e Johnson

Una cosa è certa che tutto quanto discusso e affrontato nei talk prima di febbraio sbiasdice, non ha più alcuna importanza. «Ormai, c’è un prima e un dopo, e sarà per sempre a prescindere dal vaccino. Certe competenze si sono affermate e certe incompetenze pure. Un personaggio a livello mondiale come Trump, resterà ridimensionato per sempre; come pure Boris Johnson pure. Tutti coloro che in modo sbruffone e in modo incompetente hanno portato il loro paese nel baratro, ne pagheranno le conseguenze».

«Prendersela coi giovani è una vigliaccata»

Dovesse sintetizzare tutto quello che ha imparato in questi mesi? «Che la scienza non è infallibile e che anche all’interno della scienza ci sono tante divisioni. Che i politici in questa grande battaglia sono arrivati terzi e ultimi: primi sono arrivati i cittadini, secondi gli scienziati, terzi i politici con le loro goffaggini». E’ vero la moltitudine dei cittadini ha dato prova di senso di responsabilità e rispetto delle regole. Certo qualche eccezione c’è stata.... «Però trovo ridicolo che oggi tanti giornalisti e opinionisti puntino il dito contro la movida e i giovani, come se il problema fossero i ragazzi con il bicchiere in mano. Soprattutto alla luce della manifestazione del centrodestra, ieri a Roma, con un assembramento incredibile e moltissime persone senza mascherine. Ma che esempio diamo ai giovani? E poi vogliamo, prima di attaccare i giovani, chiederci: Quanti tamponi faranno? Quanto personale sanitario assumeranno? Come faranno a tracciare i contagi? Quando sarà pronta la app? Come conviveremo con il virus? Quando daremo queste risposte potremo chiedere a un giovane seduto al bar cosa sta facendo con il bicchiere in mano. Scaricare la responsabilità sui ragazzi è una vigliaccata». Si accalora Formigli: «Questo è un paese costantemente contro i giovani, talmente contro i giovani che l’ultima cosa di cui si è occupato il governo è la scuola. E’ indecente».

Vacanze in Italia per aiutare il nostro Paese

Ha invitato in trasmissione i due grandi «accusati» di questo periodo in Lombardia, il governatore Fontana e l’assessore Gallera? «Sono venuti in due momenti diversi, non insieme. Ma obiettivamente lì misuri l’impreprazione della politica, l’arroganza e la mancanza di umiltà». Domani finisce e cominciano le vacanze. Ma la parole estate e vacanze cosa le fanno pensare? «Per prima cosa le tante persone che non ci andranno perchè non potranno permetterselo. Avremo tante città piene di mamme e papà e bambini a cui lo Stato dovrebbe dare qualcosa da fare. La seconda cosa a cui penso è che, anche se io non amo i facili patriottismi, questa volta voglio aiutare il mio Paese e resterò in Italia a fare le vacanze: andrò nel ristorante sotto casa, comprerò un prodotto locale, aiuterò l’albergatore italiano. Questo credo lo dobbiamo al futuro del nostro Paese».

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