ROMA. Una moratoria delle polemiche. Una tregua negli scambi di accuse. Un cessate il fuoco generalizzato tra maggioranza e opposizione, tra Nord e Sud, tra autonomie e governo centrale. Non è il momento di scaricarsi reciprocamente le colpe per l’accaduto, insiste Sergio Mattarella dal luogo simbolo del dramma nazionale, da Codogno.

Adesso «è il tempo di un impegno che non lascia spazio a polemiche e a distinzioni». Bisogna rimboccarsi tutti quanti le maniche «facendo appieno il nostro dovere, ognuno per la sua parte». I processi avranno spazio più in là, una volta sconfitta l’emergenza; però senza che venga meno la comprensione reciproca, perché nessuno si sarebbe mai potuto immaginare una tragedia del genere.

Un motivo di orgoglio

Gli stessi scienziati hanno dovuto confrontarsi con un fenomeno totalmente nuovo e di portata mondiale. Chi nei diversi ruoli istituzionali si è trovato a farvi fronte, sollecita per loro un po’ di «pietas» Mattarella, «ha dovuto spesso procedere per tentativi di fronte al comportamento imprevedibile dell’epidemia».

Parole che sarebbe impossibile definire assolutorie (tra l’altro sono in corso alcuni accertamenti giudiziari), ma sicuramente danno sollievo a chi - come il presidente della Lombardia, Attilio Fontana - è finito nel tritacarne delle critiche insieme con il sistema sanitario della sua Regione.

Il riferimento al governo

Allo stesso modo, fa intendere il presidente, pure certe smagliature nella risposta del governo andrebbero giudicate con maggiore comprensione. Nessuno è stato infallibile, d’accordo, ma chi più chi meno tutti hanno provato a fare del loro meglio. E nell’insieme, Mattarella si sente fiero della risposta collettiva. Avverte il bisogno di «dire grazie ai nostri concittadini per l’esempio dato all’Europa e al mondo».

Il disagio sociale

Neppure un vago cenno alle piazze di centrodestra che hanno messo in ombra la festa della Repubblica (anche se sul Colle non sono sfuggiti né gli insulti contro Mattarella né le notizie falsamente attribuite all’Ansa, con cui qualche mente sovranista ha tentato di «sporcare» la cerimonia di Codogno). Il presidente si preoccupa in questa fase soprattutto dei giganteschi disagi sociali con cui la ripartenza dovrà fare i conti.

Le conseguenze del virus

In un messaggio ai prefetti ha stilato un triste elenco delle miserie umane causate dal virus: si va dalla «limitazione alla socialità» per gli anziani alla «privazione della scuola e dello sport» per i più giovani, dall’incremento delle marginalità per i poveri al dramma in cui sono piombate le attività produttive e commerciali, con il risultato che «tanti operatori sono ora più esposti e vulnerabili ai tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata». Dopo il Covid, Gomorra.

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