ROMA. La fase 3 dell’Italia inizia il 2 giugno in via del Corso a Roma, con un giorno di anticipo rispetto al resto d’Italia ma soprattutto senza nessuna delle cautele richieste a chiunque nel mondo da tre mesi.

Accade durante la manifestazione organizzata dal centrodestra per protestare contro il governo, presenti la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, quello della Lega Matteo Salvini e il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani. Una piazza rispetto alla quale il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi sembra quasi prendere le distanze, quando in serata sottolinea la necessità di unire e non di creare fratture: «Qualsiasi governo avrà bisogno di un clima di concordia nazionale, nel quale l’interesse del Paese prevalga sulla polemica di parte».

All’inizio dovrebbe essere solo un sit-in con uno striscione tricolore lungo mezzo chilometro, a cui si aggiungono però un migliaio di persone accalcate come non accadeva dai tempi delle Sardine. Le forze dell’ordine sono ovunque, ma nessuno interviene se non per qualche generico richiamo.

Chi vuole prendere le distanze lo fa da solo. Danilo Cipressi, nel 2013 candidato per Casapound, fondatore del Fronte Romano Riscatto Popolare appare con un megafono alla testa di un gruppo di persone di estrema destra per spiegare chi sono - «Ci sentiamo alternativi a tutte le forme di governo» - e annuncia il via a una stagione di protesta contro chi approfitta «di un istinto del popolo italiano buono e appecorinato a tutto».

C’è Katia, titolare di un ristorante a Mantova. È arrivata in auto insieme ad altri tre. «Sì, da fuori regione, tanto nessuno controlla nulla e io sono qui per chiedere le dimissioni di un governo che non sa lavorare». Ci sono i monarchici del partito Real Democratico, bandiera del Regno d’Italia al vento. «Siamo qui con il centrodestra a cui sentiamo di appartenere per chiedere le dimissioni di questo governo», spiega Massimo Arsetti, segretario generale del partito.

Ma loro si fermano a piazza del Popolo dove le distanze per un migliaio di persone sono più che garantite. Quando il corteo si mette in movimento lungo via del Corso iniziano i problemi. La folla diventa una ressa incontrollabile. Intona l’inno di Mameli. Poi passa ai cori. «Conte vaff... », «Libertà», sono gli slogan più usati. La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni si guarda intorno disorientata: indossa la mascherina quando il corteo si muove e non la leverà più. All’inizio risponde alle richieste di selfie della folla ma senza sorridere, senza mai avvicinarsi . Dopo i primi dieci minuti mostra in modo evidente il suo fastidio quando le chiedono uno scatto insieme e durante il selfie finale dei leader è così seccata da rimproverare con un urlo Matteo Salvini che le sta facendo perdere tempo con lo sguardo rivolto altrove.

È Matteo Salvini il problema. Rimane tra la folla mezz’ora più di tutti gli altri, una mezz’ora al di fuori di ogni protocollo di sicurezza. È lui che tutti vogliono ed è lui stesso a volere la folla. «Matteo, salvaci tu!» lo invocano. «Salvini, portaci fuori dall’euro, manda questi incompetenti a casa». Ci sono commercianti falliti, persone in cassa integrazione senza aver ricevuto un centesimo. Ci sono soprattutto le sue storiche fans. La signora Gisella si sgola per cinque minuti. Quando «Matteo» arriva lo abbraccia forte e gli consegna il telefonino. Lui scatta e va verso il prossimo selfie, lei ha lo sguardo sognante: «Che scema: non mi sono tolta la mascherina: e adesso quando mi ricapita di averlo di nuovo così vicino?»

Salvini nel frattempo ha abbassato e alzato la mascherina decine di volte. Ma un senso di insofferenza inizia a impadronirsi anche di lui. Se la prende con chi si avvicina senza avere già impostato la modalità selfie del cellulare, tollera uno scatto con un giovane e con il suo cane, quindi sale in auto e va via. Il sit-in che divenne ressa è terminato. La fase 3 è ufficialmente incominciata.

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