Il G20 e il coronavirus,
un’assenza che non sorprende

Il G20 e il coronavirus,  un'assenza che non sorprende

Da quando un presidente americano (Woodrow Wilson, nel 1917), annunciò alla opinione pubblica mondiale i 14 punti che avrebbero permesso agli Stati, dopo la fine della Grande Guerra, di costruire una nuova Società internazionale, il mondo si è progressivamente riempito di associazioni e istituzioni che hanno nobili Statuti e dovrebbero dedicare ogni loro energia al miglioramento della vita umana nel pianeta . Dal documento di Wilson nacquero la Società delle Nazioni e più tardi dopo la fine della Seconda Guerra mondiale , l’Onu. Ma il catalogo, come direbbe Leporello nel Don Giovanni di Mozart, è molto più ricco e comprende una larga gamma di buon’ intenzionati. Le associazioni migliori sono quelle che hanno scopi puntuali, idee chiare e il denaro necessario per la realizzazione dei loro obiettivi. Ma ci sono anche quelle che hanno nella vita internazionale una funzione simile al ruolo. dei club nella vita sociale di una nazione. Sono luoghi d’incontro che assicurano ai membri uno status e una collocazione sociale dimostrando al mondo la loro esistenza.

Gordon Brown, Primo Ministro della Gran Bretagna dal 2007 al 2010, ha scritto ieri per il Guardian un articolo in cui lamenta che un grande organismo internazionale (il G 20), dopo avere annunciato uno sforzo internazionale per aiutare, soprattutto finanziariamente, i Paesi colpiti dal Coronavirus, non abbia preso sinora alcuna iniziativa. Confesso di non esserne sorpreso. Il G 20 è nato nel 1999 per riunire i maggiori Paesi industrializzati. In un ordine di grandezza che tiene conto della popolazione e della economia ,sono: Stati Uniti, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, Italia, Canada , Unione Europea, Cina, India, Brasile, Corea del Sud, Russia, Australia, Messico, Indonesia Arabia Saudita, Turchia, Argentina, Sud Africa. Forse basterebbe che questi Paesi si riunissero , indicassero, come nell’articolo di Gordon Brown, le fonti finanziarie a cui attingere e promettessero di assicurare alla Organizzazione mondiale della sanità ogni possibile collaborazione. Se Donald Trump, che non ama l’Oms, si astenesse, la dichiarazione sarebbe ancora più autorevole.

2 giugno 2020, 21:28 - modifica il 2 giugno 2020 | 21:28

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