La morte di George Floyd, il blackout delle star per rendergli omaggio

Attori e musicisti scendono in strada e postano il blackout sui sociale per protestare contro il razzismo in onore di George Floyd
La morte di George Floyd il blackout delle star per rendergli omaggio

È uno sfondo nero il post della protesta. Il mondo dello spettacolo ha scelto un giorno di blackout per commemorare la morte di George Floyd e sostenere quanti stanno scendendo in strada per protestare contro la violenza della polizia nei confronti della comunità afroamericana.

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L’iniziativa è partita dall’industria musicale che ha deciso di «disconnettersi per un giorno dal lavoro per riconnettersi alla propria comunità». Non sono però solo star della musica a pubblicare in queste ore il post nero con accanto il proprio pensiero o anche soltanto l’hashtag #blacklivesmetter, le vite dei neri contano. Lo ha fatto Timothee Chalamet, lo ha fatto Kylie Jenner.

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Si fermano i musicisti e molti altri per onorare il 46enne morto la scorsa settimana per asfissia, secondo l’ultima autopsia, dopo che un poliziotto bianco gli ha tenuto un ginocchio premuto sul collo per 8 minuti a Minneapolis. Era il 25 maggio. Il video di quanto accaduto è finito sul web e da allora l’America è scesa in strada a protestare contro quel razzismo nei confronti degli afroamericani che non è mai stato estirpato.

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«I can’t breathe», «non riesco a respirare», le parole pronunciate da Floyd sono diventate il nuovo slogan contro la polizia stampato sulle mascherine anti-coronavirus. Anche le star si sono mobilitate. Rihanna ha parlato di devastazione, rabbia e tristezza. Beyoncé ha chiesto giustizia per George Floyd: «Abbiamo tutti visto questo omicidio. Siamo disgustati, non possiamo lasciar passare questo fatto senza agire». Ariana Grande, Camila Cabello e Shawn Mendes sono scesi in strada a protestare, nelle manifestazioni pacifiche.

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Floyd Mayweather, il pugile di colore che per anni è stato lo sportivo più ricco al mondo, pagherà il funerale di George Floyd a Houston e altre due commemorazioni del 46enne ucciso a Minneapolis. Il campione del basket Nba Lebron James è stato fra i primi a unirsi alla protesta, come Madonna e Paris Jackson. Anche gli agenti di polizia impegnati nella gestione delle strade si sono fermati inginocchiandosi in onore della vittima.

«Legge e ordine: se non lo garantiscono governatori e sindaci, ci penserò io mobilitando l’esercito federale. Dobbiamo garantire giustizia per l’uccisione di George Floyd, ma non possiamo lasciare il Paese in balia di una massa violenta. La sommossa deve finire. Queste non sono più proteste: questi sono atti di terrorismo» ha detto Donald Trump in un messaggio alla nazione dal giardino della Casa Bianca. Il presidente è pronto a schierare l'esercito.

All’interno delle manifestazioni ci sono state incursioni di estremisti e anche gruppo di suprematisti bianchi. In molte città americane c’è il coprifuoco. Anche a Washington ci sono stati scontri tra i dimostranti e le forze dell’ordine tanto che il presidente è stato portato nel bunker di sicurezza.

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