Scienze

Riscrivere il passato con il carbonio 14

(Credits: badjonni/Flickr) 
Un nuovo sistema di misura per correggere le datazioni al carbonio 14, uno dei metodi principali per la datazione adottato anche su Sindone e mummia di Otzi
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La curva conta 13 mila punti. Ognuno corrisponde più o meno a una data che parte da oggi e arriva fino a circa 50 mila anni fa. Alcune tappe segnano eventi epocali come l’eruzione del vulcano di Santorini, l’estinzione dei Neanderthal e quella notte di Santo Stefano del 993 dopo Cristo, quando in molti cieli dell’Europa si poteva ammirare un fenomeno raro alle nostre latitudini come l’aurora boreale. Tra qualche giorno sarà pubblicato un nuovo sistema di misura per correggere le datazioni al carbonio 14, uno dei metodi principali per ricostruire il passato del Pianeta con cui si sono state esaminate anche la Sindone e la mummia di Ötzi.

Carbonio 14, la chiave per una datazione precisa

Si chiama curva di calibrazione e serve a convertire in giorni del calendario i risultati degli esami di datazione su tutti i reperti organici, dai frammenti archeologici ai pollini intrappolati nei ghiacciai. Una sorta di macchina del tempo che raccoglie i dati degli archivi naturali registrati negli anelli di accrescimento di alberi millenari, sedimenti geologici e coralli.

Un’indagine empirica su organismi molto antichi che ha consentito di migliorare ulteriormente la risoluzione del calcolo e che include anche Italus, il pino loricato di oltre 1200 anni scoperto qualche anno fa nel Parco nazionale del Pollino in Calabria. 

I laboratori del Centro di fisica applicata, datazione e diagnostica 

La curva del tempo

"Per sapere con esattezza l’età di un campione, per esempio, è necessario fare l’esame di datazione e tradurne poi il risultato in un anno del calendario con questa curva di calibrazione che tiene conto delle variazioni naturali del contenuto di carbonio 14 nell'atmosfera. - spiega Gianluca Quarta, docente di fisica applicata all’Università del Salento che ha partecipato alle indagini diagnostiche su Italus. - La curva indica quanto la concentrazione di questo elemento sia cambiata nel corso dei secoli e dei millenni, tra l’altro, per effetto dell'attività solare e del campo magnetico terrestre".  

Un esperto del Cedad al lavoro 

L'aurora boreale del 993 d.C.

Le escursioni del contenuto di questo elemento nell’aria possono essere molto rapide. Come quella del 993 d.C.. Studiando alcuni campioni di Italus, i ricercatori salentini hanno dimostrato che nella primavera di quell’anno si è verificato un evento anomalo, una tempesta solare di rara intensità che ha fatto impennare la quantità di radiocarbonio assorbita da tutti gli alberi. Un fenomeno così potente da innescare, subito dopo Natale, un’aurora boreale nei cieli di tutta l’Europa centrale.

Una nuova taratura

La curva è stata messa a punto da un gruppo di ricerca internazionale, che si chiama Intcal20, e sarà pubblicata sulla rivista scientifica di riferimento Radiocarbon nelle prossime settimane. "Con questo nuovo strumento di taratura sarà più semplice collocare la cronologia esatta di alcuni eventi epocali come la diffusione dell’Homo Sapiens in Europa e la scomparsa dei Neanderthal o la fine dell’ultima glaciazione, che si sposterà con ogni probabilità un po’ più indietro rispetto a quanto sia stimata oggi. - prosegue Quarta, docente presso il Cedad (Centro di fisica applicata, datazione e diagnostica) dell’ateneo pugliese - La nuova curva di calibrazione conferma un dato molto discusso dalla comunità scientifica come l’eruzione del vulcano di Santorini, una catastrofe che ha messo fine alla civiltà minoica e che ora viene collocata tra il XVII e la prima metà del XVI secolo avanti Cristo". 

Le tracce in natura

Per costruire questa misura del tempo sono stati esaminati anche gli anelli di accrescimenti di altri alberi millenari come pini dai coni setolosi (Pinus aristata) negli Stati Uniti e le querce nei boschi di Irlanda e Germania. Alcune delle tracce più antiche di carbonio 14 si trovano poi nei sedimenti del lago Suigetsu in Giappone, nelle grotte di Hulu in Cina e nei coralli in profondità delle isole Barbados e del Golfo di Cariaco in Venezuela.