Le «Equilibriste»: quant'è difficile essere madre in Italia?

Save The Children ha presentato il rapporto sulla maternità in Italia (ai tempi del coronavirus): ancora troppe donne devono fare tutto da sole
Le «Equilibriste» quant'è difficile essere madre in Italia

In fisica l'equilibrio è lo stato di quiete di un corpo. Una condizione che si trasforma appena la catapultiamo nella vita quotidiana di migliaia di donne e diventa l'arte di saper bilanciare diverse forze che si contrappongono e non cadere. Restare in equilibrio.

In Italia accade in grandissima parte alle madri, che spesso lavorano o sono casalinghe e portano sulle spalle il peso di quasi tutta la «cura» della famiglia. Una situazione che l'esplosione dell'epidemia di coronavirus ha portato agli estremi. Nelle famiglie più a rischio povertà il «carico» è sulle spalle delle donne, senza il supporto degli uomini: oltre la metà è da sola a occuparsi dei figli (51,7%) e a fare la spesa (50,3%). Pulire la casa e lavare i vestiti (l’80,2%), e cucinare (70,5%) resta un «compito»quasi esclusivamente femminile.

Lo spiega nel dettaglio, con dati che parlano chiaro, il rapporto Le Equilibriste: la maternità in Italia 2020, diffuso dall'organizzazione internazionale Save The Children, da sempre al fianco dei bambini e del loro futuro. Dallo studio emerge chiaramente che la condizione delle madri (sono 3 milioni le lavoratrici con almeno un figlio piccolo, circa il 30% delle occupate totali) in Italia non riesce a superare alcuni gap, come quello molto gravoso del carico di cura, che costringe molte di loro ad una scelta netta tra attività lavorativa e vita familiare.

Com'è successo a Silvia, che ha 37 anni e vive in Sicilia, una delle regioni d'Italia dove essere madri è più complicato, come conferma l'Indice delle Madri realizzato da Istat per Save the Children. Ai primi posti della classifica generale ci sono  le Province Autonome di Bolzano e Trento. Al terzo posto l’Emilia-Romagna, seguita da Valle d’Aosta e Lombardia. Sicilia (21° posto) e Campania (20° posto) si confermano le regioni dove essere madri è più complicato che altrove, seguite da Calabria (20° posto l’anno scorso), Puglia (che perde una posizione rispetto al 2018)e **Basilicata (**18° posto lo scorso anno).

Silvia è sposata e ha un figlio di quasi tre anni. Subito dopo essersi laureata in comunicazione internazionale ha cercato senza sosta un lavoro adeguato ai suoi studi. «Il famoso posto fisso che non è mai arrivato e qui nella mia regione è ancora più difficile», ci racconta mentre il suo bimbo chiede di giocare. «Ho capito che quella era una carriera difficile da conciliare con al ruolo di mamma, per questo ho deciso di riprendere gli studi e specializzarmi nell'insegnamento».

Non trovando lavoro, Silvia il suo se l'è creato. «Un doposcuola che ho dovuto sospendere nel momento in cui non ci si è più potuti incontrare fisicamente. Quindi niente più lezioni private, niente di niente. Era l'unica entrata della nostra famiglia perché mio marito aveva perso il lavoro poco prima dell'esplosione dell'epidemia». Così, in pieno lockdown, Silvia e la sua famiglia si sono trovati senza fonti di reddito. «Mio marito ha una piccola disoccupazione per il momento, attingiamo ai risparmi, limitiamo al massimo le spese. Cerchiamo di resistere, come molti».

«Ad oggi la ripartenza è stata organizzata senza considerare le molte variabili in gioco per definire un equilibrio tra il lavoro delle persone, la loro vita privata e le esigenze dei loro figli – come il diritto alla cura, il diritto allo studio, alla socialità», spiega **Antonella Inverno, **Responsabile Politiche per l’infanzia di *Save the Children. «*Investire nel capitale umano e contrastare la povertà vuol dire non lasciare indietro nessuna donna e nessuna mamma. È necessaria una visione strategica per il sostegno alla genitorialità, che metta in campo una rete di servizi per i bambini da 0 a 6 anni di qualità e accessibili a tutti, politiche economiche e fiscali a sostegno dei genitori, a partire dall’introduzione di un assegno unico per le famiglie con figli minorenni, e politiche di conciliazione della vita privata e lavorativa in linea con le più recenti indicazioni europee».

Silvia, che prima dell'isolamento frequentava lo Spazio Mamma di Save The Children insieme a suo figlio, non ha mai smesso di cercare a lavoro. «Continuo a studiare e sostengo gli esami da casa. Per l'occupazione la ricerca è incessante, a volte è anche disperata perché tanti ci dicono che sono sull'orlo della chiusura. La possibilità di nuove assunzioni è utopia. Se penso ai prossimi mesi mi gira la testa, il futuro in parte mi fa paura ma io e mio marito cerchiamo di essere positivi e tranquilli per nostro figlio».

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