«So chi siete e vi vedo». E’ durissimo il j’accuse di Lewis Hamilton ai colleghi piloti, alla Formula 1 e all’intera industria dell’auto che tacciono di fronte alla morte di George Floyd, l’afroamericano disarmato ucciso da un poliziotto a Minneapolis. Il sei volte campione del mondo della Mercedes aveva preso posizione contro il razzismo fin dal suo esordio nel mondo dei motori, «uno sport dominato dai bianchi», ma stavolta il tono della sua protesta si estende a coloro che corrono in pista con lui in giro per il mondo, virus permettendo.

Il messaggio di Hamilton su Instagram

 

«Io vedo quelli di voi che stanno zitti, le più grandi star che tacciono di fronte all’ingiustizia - scrive Hamilton su Instagram -. Non un segno da parte di nessuno nella mia industria, che ovviamente è dominata dai bianchi. Io sono ancora l’unico nero qui. Pensavo avreste capito come mai questo succede e avreste detto qualcosa, ma voi non potete stare al nostro fianco. Solo ricordate: io so chi siete e vi vedo...». 

Floyd, afroamericano di 46 anni, è morto a Minneapolis il 25 maggio dopo che l’agente di polizia Derek Chauvin è rimasto inginocchiato sul suo collo per otto minuti e 46 secondi. L’episodio ha incendiato l’America e spinto le più grandi star dello sport, da Serena Williams a Michael Jordan, a denunciare razzismo e violenze. Hamilton precisa che il suo appoggio va soltanto alla protesta pacifica. Ma aggiunge: «Non ci può essere pace finché i nostri cosiddetti leader non faranno un cambiamento. Non è soltanto l’America, questo è il Regno Unito, la Spagna, l’Italia e tutti gli altri. Il modo in cui le minoranze vengono trattate deve cambiare. Razzismo e odio non nascono nei nostri cuori, ma vengono insegnati».

Oltre a Hamilton, sui social è arrivata la presa di posizione contro il razzismo di Daniel Ricciardo, pilota della Renault, cui sono seguiti i messaggi di Charles Leclerc della Ferrari («è nostra responsabilità denunciare il razzismo, non dobbiamo restare silenziosi») e Lando Norris (McLaren).

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