31 maggio 2020 - 15:27

Coronavirus, «in Germania pochi morti? I tedeschi hanno più “materia oscura” immunologica»

Karl Friston, neuroscienziato dell’University College di Londra, sostiene che la minore mortalità tedesca è dovuta alla capacità immunitaria

di Paolo Valentino

Coronavirus, «in Germania pochi morti? I tedeschi hanno più 'materia oscura' immunologica»
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DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO – E se la Germania avesse più «materia oscura» immunologica, cioè più persone refrattarie al contagio per cause geografiche o naturali? Se fosse questa la ragione ultima del basso di mortalità con cui la Repubblica federale ha attraversato e sta uscendo dalla pandemia?

Ad avanzare l’ipotesi, in una intervista al settimanale inglese The Observer, è Karl Friston, neuroscienziato dell’University College di Londra, specializzato nella costruzione di modelli matematici del funzionamento del cervello umano.

«Abbiamo confrontato — spiega Friston al periodico del gruppo Guardian — Regno Unito e Germania per cercare di capire il tasso di letalità relativamente piccolo di quest’ultima. E le risposte qualche volta sono contro-intuitive. Per esempio, che il dato tedesco non ha tanto a che fare con la loro capacità di fare test a tappeto, ma con il fatto che il tedesco medio ha meno probabilità di infettarsi e morire dell’inglese medio. Ci sono diverse spiegazioni possibili per questo. Una però appare sempre più probabile e cioè che la Germania ha più dark matter immunologica del Regno Unito, cioè più persone che sono difficili da infettare o perché geograficamente isolate o perché hanno qualche tipo di resistenza naturale». Friston spiega che per questa «materia oscura» vale la stessa regola che vale per quella di cui è composto l’85% dell’universo: «Non possiamo vederla ma sappiamo che deve esserci per spiegare quello che siamo in grado di vedere».

Secondo lo scienziato, avere questa cognizione «è importante per prepararsi a una eventuale seconda ondata della pandemia, nel senso che test mirati su chi ad alto rischio di esposizione al Covid-19 potrebbero essere un approccio migliore dei test di massa sull’intera popolazione».

La Germania ha avuto finora 181 mila contagi e oltre 8500 decessi, contro i 274 mila e quasi 38 mila 500 morti del Regno Unito.

Nell’analisi della pandemia in Gran Bretagna, i modelli di Friston hanno permesso per esempio di predire che i ricoveri ospedalieri avrebbero raggiunto il picco il 5 aprile e i decessi cinque giorni dopo, oltre ad anticipare che i primi miglioramenti si sarebbero registrati a partire dall’8 maggio. «Su tutte le nostre previsioni ci siamo sbagliati al massimo di uno o due giorni», spiega lo studioso.

Friston e i suoi collaboratori stanno ora elaborando un modello per capire gli sviluppi del Coronavirus e soprattutto lo scenario di una seconda ondata. «La vera preoccupazione è che una seconda ondata potrebbe esplodere tra alcuni mesi, quando probabilmente l’immunità sarà svanita. Possiamo testare una varietà di ipotesi, da una breve durata dell’immunità, come un raffreddore, a una immunità che duri per anni. Per ogni possibilità calcoliamo la probabilità e i tempi dell’esplosione di una recrudescenza». È un lavoro ancora da pionieri, per il quale sono necessari i nuovi dati sull’immunità ottenuti di test sierologici. «Ma la notizia importante – conclude lo scienziato - è che abbiamo una finestra di opportunità di poter avere protocolli per test e tracciature prima dell’ipotetica seconda ondata». Applica in modo coerente, «questi potrebbero consentire di differirla fino al momento in cui ci sarà un vaccino contro il virus».

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