30 maggio 2020 - 10:34

Minneapolis, i tre video chiave che raccontano la morte di George Floyd

Dai filmati dei passanti, che hanno impedito che la morte dell’afroamericano passasse sotto silenzio, all’arresto in diretta del reporter Cnn. Ecco le immagini più importanti di questi quattro giorni di protesta

di Irene Soave

Minneapolis, i tre video chiave che raccontano la morte di George Floyd
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Se non fosse stata filmata in diretta, in immagini che hanno fatto il giro del mondo, la morte dell’afroamericano George Floyd sarebbe passata inosservata? Non è possibile dirlo: ma certo l’ondata di rabbia che per quattro notti consecutive ha infiammato Minneapolis e altre grandi città degli Stati Uniti dove sono in corso incendi, saccheggi e violenti tafferugli si è mobilitata proprio a partire dal video, girato da una passante, in cui George Floyd rantola «I can’t breathe», non riesco a respirare, prima di morire soffocato.

1. «Non riesco a respirare»

Questo è il primo filmato, diffuso sui social network il giorno stesso dell’omicidio, il 26 maggio. Lo ha girato una passante, una donna di nome Darnella Frazier: quando si è diffuso, pochissimo dopo la morte di Floyd, la polizia — che ha comunicato di avere arrestato Floyd a seguito di una segnalazione, che sembrava indicare guida in stato di ebbrezza — ha immediatamente aggiunto che l’uomo è stato immobilizzato dai quattro agenti della volante perché «resisteva all’arresto». Una versione che però non sarà confermata dal prossimo video.

2. «Resisteva all’arresto». Ma le immagini smentiscono

Un secondo filmato, uscito il giorno seguente, proviene dalle telecamere di sicurezza di un ristorante: dura un’ora, e mostra uno svolgimento dei fatti ben diverso da quello descritto dai poliziotti. Il Suv di Floyd accosta. Ci sono a bordo altre due persone, che la polizia fa scendere, prima di estrarre il conducente dal suo posto. La resistenza è minima, e scompare poi quando Floyd viene fatto sedere contro un muro, mani dietro la schiena, ammanettato e strattonato e poi portato dall’altro lato della strada — su un marciapiede da cui poi non si rialzerà più.

3. L’arresto in diretta del reporter Cnn

Le proteste a seguito della morte di Floyd sono ormai degenerate. Venerdì 29 maggio, terzo giorno consecutivo di tafferugli: Omar Jimenez, giornalista della Cnn, riprende le proteste con la sua troupe e filma un altro arresto, vicino al commissariato che poco prima era stato dato alle fiamme dai manifestanti. I poliziotti vedono la troupe filmare e arrestano Jimenez e i suoi, mentre la telecamera continua a documentare fino a che viene sequestrata. Il giornalista resta calmo e chiede: «Perché sono in arresto?» Non riceve spiegazioni. Poche ore dopo giornalista e troupe sono rilasciati, e il governatore del Minnesota si scusa: «Arresto imperdonabile».

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