John Malkovich: «Nessun popolo apprezza una risata a spese proprie come gli italiani»

Lettera d’amore all’Italia. Scritta da un grande attore e regista, che ha trascorso un sacco di tempo piacevole in Italia (soprattutto in Toscana), per lavoro e per diletto. La nostra grande bellezza narrata da lui
John Malkovich «Nessun popolo apprezza una risata a spese proprie come gli italiani»

Questo articolo fa parte di una serie di lettere d’amore all’Italia, scritte da grandi attori e registi. È stato pubblicato sul numero speciale 20/21 di Vanity Fair diretto da Paolo Sorrentino, in edicola fino al 2 giugno 2020**

Ho trascorso un sacco di tempo piacevole in Italia, per lavoro e per diletto. Parecchi anni fa (credo intorno al 2013), ho lavorato per anni a Prato, con il mio socio in affari Riccardo, che sempre molto gentilmente mi veniva a prendere ogni volta che arrivavo all’aeroporto di Firenze.

Ci salutavamo, mi chiedeva com’era andato il volo e come stava la mia famiglia, e io domandavo a lui della sua e, poco dopo, gli chiedevo come stessero andando le cose in Italia, al che lui faceva un sorriso mesto e diceva: «Eh, non abbiamo un Papa e neppure un governo». E siccome, negli ultimi trent’anni, avevo acquisito una certa familiarità con la situazione italiana, ribattevo: «Di certo, per il vostro Paese, è la notizia migliore degli ultimi duemila anni».

Lui per un momento sembrava scioccato, poi si faceva una lunga risata. Nessun altro popolo apprezza una risata a spese proprie quanto sanno fare gli italiani. È una delle loro innumerevoli qualità. Hanno avuto un anno molto difficile, ma riemergeranno da tutto ciò, da questi giorni insoliti, dalle morti, dalla paura e dalle perdite. E li vedremo, quando sarà tutto superato.

Foto: Sylvain Lefevre/Contour by Getty Image