28 maggio 2020 - 21:06

Così cambia l’invito a casa ai tempi del coronavirus: niente buffet e posti a scacchiera con congiunti ravvicinati

Le regole fra amici: niente buffet, è bene che l’ospite si presenti in mascherina e il padrone di casa deve indicargli il bagno con salviette monouso e disinfettanti

di Candida Morvillo

Così cambia l'invito a casa ai tempi del coronavirus: niente buffet e posti a scacchiera con congiunti ravvicinati Illustrazione di Giulia Pex per il Corriere
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Le nuove regole dell’invito in casa sono tutte da scrivere e non sono improvvisabili. I dubbi sono una sfilza: agli ospiti chiediamo di togliere le scarpe? Li facciamo sanificare all’ingresso? Meglio seduti, in piedi o sparsi, ognuno su una sedia isolata? Meglio far soffrire il caldo o accendere il condizionatore con le droplets assassine sospinte per tutta la stanza? Dovremo pur tornare a cenare con gli amici, ma per molti, la ripresa dei rapporti è cauta. Un sondaggio di Corriere e Ipsos segnala che il 36% degli italiani non si fida a riprendere le relazioni sociali. Va bene rivedere le persone care, ma come e dove e quali? Basti dire che negli Usa si discute molto di «bolle di amici» pronti a rispettare regole rigide e a frequentarsi solo fra di loro. In Belgio, le «bolle» sono state un’ipotesi vagliata a livello governativo. Dunque, per la convivialità, meglio correre il rischio di movida o meglio in casa, nell’unico luogo in cui abbiamo imparato a sentirci protetti?

Scelte diverse

Sandra Carraro, ultima signora dei salotti romani con invidiatissima villa al Gianicolo, epicentro della mondanità dai tempi di Giulio Andretti che si attardava a giocare a burraco, ha deciso che lei, per ora, non riceverà: «Sono stata a una colazione in casa con cinque amiche care e a una da nove con politici vari. Siamo stati benissimo, abbiamo mangiato e bevuto divinamente, ma seduti a un metro e mezzo di distanza, alla fine, parli solo col vicino: una conversazione generale è impossibile. Avrò la sindrome da quarantena, ma non ho più voglia della vita di prima». Il suo consiglio da padrona di casa, comunque, è «sorvegliare la conversazione affinché resti bella e interessante. Se proprio si deve parlare di Covid-19, che si voli alto sul futuro del mondo». Marina di Guardo, scrittrice con un settimo libro in uscita il 24 novembre, nonché mamma di Chiara Ferragni, ha cenato con le amiche, ma fuori: «Dopo tanta quarantena, ho voglia di uscire», dice, «e mi rilasso di più senza dovermi preoccupare delle precauzioni per gli ospiti».

I luoghi

Alba Parietti, invece, ha iniziato a ricevere in giardino con un’organizzazione scientifica: «Invito gruppi ristretti, possibilmente fra persone che si conoscono e hanno fatto il test sierologico. So che è poco elegante, ma preferisco che gli invitati si sentano tranquilli. Al tavolo da dieci, faccio sedere massimo quattro ospiti, poi qualcuno si aggiunge dopo cena. È brutto dirlo, ma senza giardino, non inviterei. Da me, si sta fuori finché la temperatura lo consente, poi, se fa freddo, ci salutiamo: in salotto ricevo una sola persona alla volta. In cucina, non entra nessuno: solo io e Sally, che serve a tavola con guanti e mascherina. Non ci sono piatti centrali, per evitare posate di servizio che toccano tutti. E se qualcuno sbaglia bicchiere, lo riprendo».

Il galateo

Laura Pranzetti Lombardini, autrice di una decina di libri di galateo, quando invita specifica subito «siamo in pochi» e spiega chi sono gli altri: «L’invitato non deve chiedere chi c’è, ma il padrone di casa, quanto mai adesso, deve dare ragguagli, però senza entrare nel pettegolezzo e specificare se hanno avuto o no il coronavirus». Sul numero di ospiti, dipende dal tavolo e vale la regola del metro di distanza, con un possibile trucco: «Io prevedo i posti a scacchiera ma coi congiunti ravvicinati». L’esperta spiega che l’ospite deve arrivare in mascherina: «È la padrona di casa che invita a toglierla, così come le scarpe, da lasciare all’ingresso, non sul pianerottolo. Poi, deve indicare subito un bagno con salviette monouso e disinfettanti». E se all’arrivo si crea l’ingorgo, non è cattiva educazione, anzi è giusta precauzione, far aspettare qualcuno fuori.

Le regole

Sono vietati i buffet, perché ci si assembra e si toccano posate promiscue, sconsigliabili i finger food perché mangiare con le mani, di questi tempi, ispira diffidenza, e sono utili i bicchieri dai colori diversi per evitare scambi impropri: «L’ideale è servire tutto già impiattato e col pane in piattini singoli, posizionati a sinistra, alla fine dei rebbi della forchetta. Chi non li ha, può usare quelli da caffè. Se il tavolo è piccolo, si possono tenere gli ospiti in piedi, ma allora è meglio servire un piatto unico». Come per Sandra Carraro, anche per lei il consiglio più prezioso riguarda la conversazione: «Cerchiamo di non parlare solo di pandemia, una cena in cui si saluta depressi non è una cena di successo».

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