Perché «The Great» con Elle Fanning è veramente «grande»

La miniserie, che vedremo in Italia dal 18 giugno su StarzPlay, con Elle Fanning e Nicholas Hoult nel ruolo di Caterina La Grande e di Pietro, è un piccolo gioiello di messa in scena e di scrittura (lo sceneggiatore, non a caso, è Tony McNamara, quello de «La Favorita»). Ecco perché una serie ambientata nel Settecento è uno dei prodotti più moderni che c'è oggi
Perch «The Great» con Elle Fanning è veramente «grande»

Non fatevi ingannare dal quel visetto d'angelo: Caterina può sembrare la creatura innocente e di belle speranze che sogna il vero amore pensando che sarà tutto un luna park ma, sotto sotto, è una donna determinata che sa quello che vuole e impegna ogni fibra del suo corpicino pur di ottenerlo. **A prima vista The Great, la nuova serie originale di Hulu, sembra ricalcare il classico historical drama sul modello di Caterina La Grande e di ***Marie Antoinette, *ma bastano i primi cinque minuti per capire che la storia, che ci porta nelle sontuose stanze percorse dall'imperatore e dall'imperatrice di Russia, di dramma storico ha poco e niente. Ce lo dice il sottotitolo che accompagna la sigla iniziale, che recita «una storia quasi vera», ma anche i dialoghi e le scene messe a punto da Tony McNamara, nominato all'Oscar per la sceneggiatura originale de La Favorita e deus ex machina di The Great.

Se proprio volessimo trovare un parallelismo nella storia, romanzatissima, del fidanzamento e delle nozze di Caterina e di Pietro, della Favorita troveremmo molto: il linguaggio, la satira, la modernità, e perfino i conigli. McNamara mette in piedi un racconto solidissimo che non solo ci fa fare la conoscenza di personaggi ben contornati, definiti e definitivi, ma anche di una serie di frame che faticheremo a dimenticare perché disturbanti, unici, addirittura sguaiati - in una scena, per dire, l'imperatore ha la brillante idea di servire il dessert accompagnato dalle teste mozzate dell'esercito svedese appena sconfitto in battaglia -. L'obiettivo è quello non solo di ritrarre la corte in tutte le sue brutture e le sue contraddizioni, dai pettegolezzi delle dame di compagnia alle orge, dai tradimenti alla luce del sole alla violenza sadica dei governanti non illuminati, ma anche di addentrarsi dentro la mente di una ragazza, Caterina appunto, che arriva in Russia sperando di coronare il suo sogno d'amore salvo poi scoprire che il suo sposo non è che un irascibile figlio di papà, talmente egocentrico e viziato da essere pericoloso non solo per il Paese che governa, ma anche per lei stessa. Da qui il piano per farlo fuori e costruire una Russia moderna nella quale le donne avranno il permesso di leggere e di studiare e gli uomini di portare la barba lunga anche se non è previsto da un editto imperiale.

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Ad arricchire il tutto, insieme all'accuratezza della scenografia - gli esterni sono della Reggia di Caserta - e la sontuosità dei costumi, ci sono due interpreti che straordinari è dire poco: Elle Fanning, che nella sua carriera ha lavorato con registi come Woody Allen e Sofia Coppola ma che sembra aver trovato proprio in The Great la parte perfetta per lei, a metà tra il disincanto e il sogno di vendetta, e Nicholas Hoult, l'ex bambino di About a Boy nonché protagonista di Skins e pure della Favorita, che è a dir poco strepitoso nell'impersonare la follia di Pietro, l'imperatore russo che non riesce a emanciparsi dallo sguardo severo della madre morta, che conserva dentro a una teca di vetro e che sembra giudicarlo anche da lì, e dal bisogno di sentirsi sempre dalla parte della ragione senza pensare per un momento all'etica o alla moralità. L'incastro è perfetto e la storia, nonostante sia ambientata nel Settecento, è quanto di più moderno si sia mai visto in tv negli ultimi anni: in Italia lo vedremo dal 18 giugno su StarzPlay, che si è già aggiudicato i diritti di un'altra bellissima serie di Hulu, Normal People, e credeteci sulla parola se vi diciamo che ne vale davvero la pena. Anche solo per reimmergersi nelle atmosfere che sono valse a La Favorita il benestare della critica di tutto il mondo. Huzzah!

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