24 maggio 2020 - 03:20

«New York Times», in prima pagina l’elenco dei morti per Covid-19

I nomi e una breve biografia raccolti dai necrologi di tutto il Paese riempiono sei colonne sotto il titolo: «Verso i 100mila morti americani, una perdita incalcolabile»

di Laura Zangarini

«New York Times», in prima pagina l'elenco dei morti per Covid-19
shadow

Mentre gli Stati Uniti si avvicinano ai 100.000 morti di coronavirus, il «New York Times» ha deciso di pubblicare sulla prima pagina di domenica 24 maggio i nomi e brevi necrologi di mille vittime nell’intento di segnare una pietra miliare nella storia dell’epidemia. «Mille persone rappresentano appena l’uno per cento del bilancio totale dei morti — spiega il giornale in una breve introduzione sulla pagina interamente occupata dal testo —. Nessuno di loro era solo un numero».

«Non erano solo nomi su una lista. Eravamo noi» recita il sommario della pagina. In cui l’elenco di tutti i nomi prende il posto dei soliti articoli, fotografie e grafica nel tentativo di trasmettere la vastità e la varietà delle vite perse. Come Joe Diffie, 62 anni, Nashville, star della musica country vincitrice del Grammy; «Lila A. Fenwick, 87 anni, New York City, prima donna nera a laurearsi alla Harvard Law School; Myles Coker, 69, New York City, liberato dalla vita in prigione; Ruth Skapinok, 85, Roseville, California: gli uccelli del cortile amavano mangiare dalla sua mano; Jordan Driver Haynes, 27, Cedro Rapids, Iowa, generoso giovane con un sorriso delizioso».

Una «front page» destinata a destare scalpore e polemiche: il conteggio tenuto dalla Johns Hopkins University afferma che a oggi oltre 96.000 persone sono morte di Covid-19 negli Stati Uniti, che si preparano a celebrare il lungo weekend del Memorial Day. Un giorno di festa che stride con il lungo elenco riportato dal giornale. Tom Bodkin, direttore creativo del «New York Times», ha affermato di non ricordare nessuna prima pagina senza immagini, sebbene ci siano state pagine con solo grafica, durante i suoi 40 anni al giornale. «Volevo qualcosa che la gente possa guardare tra 100 anni per capire la portata di ciò che stiamo vivendo», ha spiegato il national editor Marc Lacey.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT