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Alterazioni genetiche: ora i topi di New York e Parigi preferiscono pizza e croissant

di Donatella Percivale

Alterazioni genetiche: ora i topi di New York e Parigi preferiscono pizza e croissant Un ratto fa colazione con gli avanzi di una ciambella su un marciapiede della metropolitana di New York (foto Gary Hershorn/Getty Images)

Cinque anni fa, il video di un ratto che scendeva lesto lungo le scale della metropolitana di New York trascinando un grosso pezzo di pizza, non mancò di suscitare il clamore della Rete (un video che anche Corriere.it pubblicò). Ma quello che nel 2015 sembrava un caso del tutto eccezionale, oggi si è trasformato in semplice normalità. Le cronache dei giornali di tutto il mondo riportano costantemente di ratti intenti a scorrazzare nel cuore delle nostre città, sotto lo sguardo incurante dei passanti. A lasciare  stupiti però — sottolinea anche un articolo dello Smithsonian Magazine —, sono le loro scelte alimentari: col passare degli anni sempre più raffinate fino a diventare simili a quelle degli uomini. Ai topi del 2020 piacciono pizza e croissant.

I ratti mutano geneticamente per adattarsi alle abitudini degli esseri umani. Ma ciò che più sorprende è la caratteristica che accomuna di più la vita di topi e umani: la dieta. «Entrambi consumano una quantità sempre maggiore di zuccheri e grassi altamente trasformati. Tale dieta porta problemi di salute, che potrebbero applicarsi anche ai ratti»

Un fermo immagine dal video del 2015 che immortalò un topo mentre trascinava una fetta di pizza sulle scale della metropolitana a New York Un fermo immagine dal video del 2015 che immortalò un topo mentre trascinava una fetta di pizza sulle scale della metropolitana a New York

A confermarlo è una ricerca americana firmata dalla Columbia University — Genetic Adaptation in New York City Rats —, recentemente pubblicata dal quotidiano britannico The Guardian. Guidati dal genetista Arbel Harpak, il team di ricercatori ha rivelato come uomini e topi abbiano molte più cose in comune di quanto si possa pensare, al punto da dover affrontare le stesse problematiche in fatto di salute, inquinamento e scelte alimentari.  Ad attirare l’attenzione degli scienziati sono stati i geni alterati dei roditori, correlati in particolare modo al cibo: «I ratti si sono adeguati ai cambiamenti delle comunità in cui vivono: a New York puoi vederli mangiare pizza o bagel (ciambelle fritte), mentre a Parigi preferiscono i croissant».

Trappole con pancetta e burro d’arachidi

Il team di studiosi ha analizzato i genomi di 29 ratti newyorchesi che erano stati attirati in trappole piene di pancetta, burro di arachidi e avena — alimenti preferiti dai roditori della Big Apple — e li ha poi confrontati con i genomi di 9 ratti catturati nella provincia cinese di Heilongjiang. Dallo studio è emerso un elenco di «diverse dozzine di geni di ratto che mostrano importanti cambiamenti nel Dna, proprio mentre le specie andavano diffondendosi in tutto il mondo, dall’Asia all’Europa e all’America, spostandosi dalle campagne alle città». Mutamenti che al tempo del Coronavirus e delle zoonosi che si trasformano in pandemie, non sono certo da trascurare.

Allarme sanitario. I topi si comportano come vere spugne: assorbono le malattie con cui vengono in contatto e, adattandosi a vivere nei luoghi più inquinati e sporchi del pianeta, raccolgono gli agenti patogeni dannosi disseminati dagli uomini o da altri animali


Non tutti i Paesi hanno realizzato censimenti accurati della popolazione di roditori urbani, anche se è noto che nelle vicinanze dell’uomo vivono tre specie: topo domestico ( Mus musculus ), più piccolo; ratto nero ( Rattus rattus ) o ratto comune; e ratto grigio ( Rattus norvegicus ) o ratto delle chiaviche, il più grosso. Negli anni, la caccia al topo messa in atto dalle varie amministrazioni in molte metropoli del mondo non ha portato ai risultati sperati. Anzi. A causa della loro alta prolificità il numero dei roditori nelle grandi città è diventato impressionante: un singolo Rattus norvegicus può dare alla luce fino a 12 cuccioli; a sua volta, ogni cucciolo ben nutrito può dare alla luce, in meno di sei settimane, ad altri 12 cuccioli. Difficile dunque fare delle stime. A Roma la cifra si aggirerebbe attorno ai 10 milioni; a Londra sarebbero circa 80 milioni; a New York attorno ai 100 milioni mentre a Los Angeles la situazione sarebbe addirittura sfuggita di mano: come prospettato dal giornalista Davis K. Randall in un articolo pubblicato sul Los Angeles Times «il rischio è quello di un’epidemia mortale di peste bubbonica causata dall'aumento spropositato di topi e pulci».

Il rodentologo Robert Corrigan, una delle principali autorità nello studio dei ratti, afferma che a livello mondiale le popolazioni di topi urbani sono già aumentate dal 15 al 20 per cento anche a causa dei cambiamenti climatici

Un aumento causato (anche) dai cambiamenti climatici in atto — inverni sempre più miti che agevolano la riproduzione —, e l’aumento della popolazione mondiale e  dei flussi turistici che favoriscono la presenza di enormi quantità di rifiuti. «Come gli umani, i topi vivono in densità più elevate nelle città, portando ad un potenziale di trasmissione maggiore di agenti patogeni». Attenzione anche alle zanzare: «Le specie di zanzare che hanno rapidamente invaso le aree urbane del pianeta si nutrono del sangue sia di ratti che di esseri umani, aumentando il rischio di malattie condivise». 

La carica dei «citizen rat guard»

Se adattandosi al gusto locale degli uomini, le preferenze alimentari dei topi sono oramai divenute così prevedibili, è ancora possibile una forma di intervento efficace? Gli esperti sembrano nutrire qualche speranza: «Occorre smettere di nutrire inavvertitamente i ratti — scrivono — e per farlo serve un radicale cambiamento nella gestione dello smaltimento dei rifiuti». A New York come a Los Angeles, per esempio, la presenza dei topi per strada è causata dall'abbondante spazzatura lasciata all’aperto durante la notte. Stesso problema a Roma dove la raccolta differenziata in centro porta spesso chi esce di casa presto per recarsi al lavoro a lasciare il sacchetto dell’umido fuori dal portone: prima che arrivino gli addetti dell’Ama, i topi fanno colazione. «Una soluzione potrebbe essere quella di impiegare disoccupati o senzatetto in qualità di 'sentinelle notturne': di notte spostano i sacchi di spazzatura dai marciapiedi fino alle aree sorvegliate, e di mattina li riposizionano pronti per la raccolta. Si potrebbero istituire anche pattuglie di 'citizen rat guard'  cittadini attenti capaci di istruire e informare i residenti, segnalando la presenza di topi nelle spaccature intorno agli edifici o nei pressi di macchie di grasso scuro sulle strade, nei parchi o nelle aree non urbanizzate. Un approccio semplice ma valido, l'essenziale è scongiurare il rischio di pericolose infestazioni».