21 maggio 2020 - 16:44

Urbano Cairo: «Ho detto sì alla ripartenza del campionato, ma ho tanti dubbi»

Il presidente del Torino: «In che condizioni saranno i giocatori dopo due mesi e mezzo e quando si comincerà il prossimo anno? I calciatori temono di farsi male, si allenano piano»

di Monica Colombo e Guido De Carolis

Urbano Cairo: «Ho detto sì alla ripartenza del campionato, ma ho tanti dubbi»
shadow

C’è chi continua a dire no e sono tanti. La prevista ripartenza dei campionati divide e porta alcune componenti, Aic e Lega Pro, allo scontro con la Figc. Perplessità anche tra i club di serie A, come sottolineato dal presidente del Torino e di Rcs MediaGroup, Urbano Cairo. «Pare ci sia la data, il 13 o il 20 giugno, e anche il protocollo per la ripartenza. Certo è molto faticoso e complicato: i giocatori sono stati fermi per due mesi e mezzo, sono a rischio infortuni. Ho votato come gli altri per la ripresa del campionato, qualche dubbio ce l’ho, ma mi uniformo al volere della maggioranza», le parole del presidente granata a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1. Cairo prosegue: «Se andiamo avanti fino al 20 agosto, dedicheremo tutto il tempo a questa stagione. E la prossima?».

Il nuovo campionato dovrebbe iniziare a metà settembre secondo le indicazioni Figc. «Finisci il 20 agosto e poi riparti il 12 settembre? Mi sembra complicato. Ai giocatori non dai almeno 2-3 settimane di vacanza e un mese per ricominciare? Così si finirebbe a far ripartire il campionato il 20 ottobre». Contrario all’ipotesi playoff. «Se il campionato non può ripartire che senso ha fare playoff e playout? Se non si può giocare non si possono fare nemmeno quelli. Poi significa cambiare le regole in corsa».

La Figc il 28 maggio incontrerà il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora per stabilire la ripresa del campionato, ma il 3 giugno metterà a punto il piano alternativo su come svolgere eventuali playoff e playout, nel caso la ripartenza dovesse slittare. Stabilirà anche le regole per stilare le classifiche se non si riuscisse a terminare la stagione.

C’è un altro fronte caldissimo per la Figc. La Lega Pro, guidata dal presidente Francesco Ghirelli, è contraria alla ripresa, anche perché Lamica (Libera Associazione Medici Italiani del Calcio) che raccoglie i 60 medici dei club di serie C è stata netta: «La proposta di ripresa dell’attività con i protocolli indicati è da considerare totalmente irricevibile». Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, tenta una mediazione e ha scelto di scrivere una lunga lettera ai presidenti, con diverse concessioni. «La Lega Pro riprende solo se i protocolli sono pienamente attuabili, altrimenti playoff e playout e, in ultima istanza, classifiche stilate con criteri oggettivi». Apertura poi sulle licenze per le iscrizioni: «Si terrà conto delle esigenze di chi sta facendo i conti con una crisi complessa».

Sul piede di guerra è l’assocalciatori. Durissimo il comunicato dell’Aic sugli stipendi. «Stupore e imbarazzo per le linee guida della Figc sulle future iscrizioni dei club al prossimo campionato. Alle società basterà pagare un solo stipendio nel periodo marzo-giugno 2020. Si tratta di norme irricevibili. Sugli stipendi c’è una vera stortura, vanno favorite le intese collettive».

Intanto la Lega serie A appronta le linee guida per la ripresa del campionato. Tre le finestre orarie in cui si disputeranno per le partite: 16.30, 18.45, 21. Dovranno essere al massimo 300 le persone che gravitano in uno stadio per la gara. Orari d’ingresso scaglionati per squadre e arbitri, peraltro sarà vietato avvicinarsi al direttore di gara. Niente bimbi all’ingresso in campo, mascotte, strette di mano o foto di squadra.

Venerdì in arrivo il protocollo medico per le partite a cui sta lavorando la Lega di A con la Fmsi. Sarà valutato dalla commissione della Figc e poi la Federcalcio consegnerà il tutto al governo entro il 28 maggio. Rispetto alle linee guida per gli allenamenti collettivi, cambia la frequenza degli esami e i tempi della quarantena potranno essere modificati in linea con l’evoluzione della curva epidemiologica. Chissà se basterà.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT