Il fronte Interno

Il via libera al Mes «ultralight» riaccende lo scontro M5S-Pd, tensioni nel Governo

Il premier Conte in un sentiero strettissimo, delimitato dalla spinta dei Dem e Iv per attivare il fondo e, dall’altra parte, da un Movimento che rischia di spaccarsi. Il capo dell’esecutivo ha deciso di portare l’attenzione su un altro strumento, quel Recovery Fund che è ancora in gran parte da definire

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3' di lettura

Il via libera dell’Eurogruppo al Mes “ultralight”, attivo già da metà maggio, ha riacceso la polemica politica nella maggioranza sul Fondo Salva Stati. Sono riemerse le distanze tra Pd e Cinque Stelle. Il pressing dei Dem è tornato a farsi sentire e a questo si è aggiunto quello di Iv che, nonostante la tregua siglata nell’incontro tra la sua delegazione e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, non ha perso occasione per allargare i suoi aut aut al premier.

Cinque Stelle a rischio spaccatura
Nel M5S, già prima dell’Eurogruppo, tra i “duri e puri” - da Ignazio Corrao a Giovanni Currò - serpeggiava malumore. E la nota finale del Movimento è quasi un avvertimento a Conte: sul Mes i Cinque Stelle non sono compatti. Sotto sotto i pontieri del Movimento sono al lavoro. Non a caso, Luigi Di Maio non si spinge a bocciare il Fondo Salva Stati mentre l’ala più moderata prepara la lunga opera di convincimento per non spaccare i gruppi. Anche perché al Senato, se i dissidenti nel M5S - come sembra - saranno numerosi, il Mes non avrà la maggioranza: Pd, Iv, FI e parte del gruppo Misto non basterebbero a farlo approvare. Conte lo sa e, per questo, prende tempo. Aspettando che il sì al Recovery Fund rompa definitivamente la trincea interna al Movimento.

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Di Maio: il Fondo Salva Stati è uno strumento inadeguato
C’è pertanto un paradosso in appendice all’accordo sul Mes: se la linea di credito avesse avuto delle palesi condizionalità il rischio di una nuova frattura nella maggioranza sarebbe stato pari a zero. Ma le cose non sono andate così. Il Mes che esce dall’intesa all’Eurogruppo, invece, continua a dividere il governo. Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti hanno reazioni opposte. Il primo ha messo in evidenza che «dobbiamo leggere i regolamenti. Si parla di circa 30 miliardi del Mes per l’Italia, ma noi stiamo lavorando su un accordo per il Recovery Fund che vale tra i 1.500 e 2.000 miliardi. Quindi, se ci sarà un poderoso Recovery Fund, non ci sarà bisogno di nessun altro strumento». Per i Cinque Stelle, ha aggiunto, «il Mes è uno strumento inadeguato».

Il leader del Pd Zingaretti: «Grande opportunità per l’Italia»
Diverso il punto di vista del segretario del Pd: «Sarà possibile utilizzare il Mes senza condizionalità per gli investimenti in sanità - ha sottolineato -. Una grande opportunità per l’Italia: 37 miliardi di euro per ospedali, assunzione di medici infermieri, personale, investimenti per nuovi farmaci e cure. Costruiamo un grande piano con le Regioni per la rinascita italiana e per migliorare la vita delle persone».

Il sentiero stretto di Conte
Distanze tra Pd e Cinque Stelle che incastrano Giuseppe Conte in un sentiero strettissimo, delimitato dalla spinta di Pd e Iv per attivare il fondo e, dall’altra parte, da un Movimento che rischia di spaccarsi. Il capo dell’esecutivo ha deciso di portare l’attenzione su un altro strumento, quel Recovery Fund che ancora in gran parte da definire. In un intervento a “The State of The Union 2020”, ha sottolineato che «sarà di fondamentale importanza che tutti gli Stati Membri siano pienamente coerenti con la loro responsabilità politica sia sul Recovery Fund, sia sul Quadro Finanziario Pluriennale. Ulteriori ritardi sul Fondo e sul Quadro Finanziario Pluriennale metterebbero in pericolo l’avvio di una piena ripresa economica».

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