Caro direttore, non ci posso credere! Lo spavento deve essere stato veramente grande. Sembra che almeno per un po’, ma ci farebbe solo bene, il nostro sarà un Paese a «trazione scientifica». Evviva! Confesso che mi fa una certa impressione ascoltare alcuni politici, opinionisti di rango, ma non solo quelli, «no vax» fino a ieri tanto per intenderci, rimettersi ora ai tempi e alle procedure della scienza medica, difendendone almeno a parole il suo operato. Con qualche vizietto italico però duro a morire, come quello del tanto miracoloso farmaco, l’Avigan, divenuto il pomo della discordia. Che molti vorrebbero sdoganato, approvato a furor di popolo, anzi a furor di video, divenuto quello sì subito virale. E questo in assenza di una comprovata efficacia, certificata dagli organi competenti e non come accade spesso da noi, da chi preso dall’ansia e da una paura scomposta, oppure a caccia di facile consenso, cerca l’ennesima pericolosa scorciatoia verso la salvezza.
Il nostro è un Paese con una lunga e robusta tradizione antiscientifica. Abbiamo tristemente vissuto i «fenomeni» Di Bella e stamina, dimostrando di aver imparato poco o nulla da quella esperienza. Alla faccia, ora, dei virologi nostrani e dei comitati scientifici esperti in materia, che si erano già espressi dubbiosi se non contrari in merito all’Avigan. La politica, per lungo tempo, si è illusa con una certa supponenza e a volte arroganza di poter governare, dominare da sola i maggiori processi, eventi epocali, per non parlare poi di quelli emergenti. In barba agli scienziati e ai loro noiosi dossier fatti di dati su cui almeno riflettere e confrontarsi. Però i nodi stanno venendo al pettine: la gente ha capito sulla propria pelle. La scienza, le risorse per la ricerca, nel nostro Paese sono state messe letteralmente in ginocchio, umiliate. Quello che è accaduto, l’emergenza sanitaria purtroppo in atto, ha contribuito a ridurre, se non ad azzerare, le distanze e le incomprensioni tra scienza e società. La salute, gli scienziati con il loro straordinario lavoro, sono ritornati al centro della attenzione e delle priorità dell’opinione pubblica. Questo la politica non lo potrà più ignorare. Almeno si spera.
2 aprile 2020, 21:25 - modifica il 2 aprile 2020 | 21:25
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