3 aprile 2020 - 01:17

Spara alla compagna in casa e poi si toglie la vita

I carabinieri indagano per omicidio-suicidio. A fare la tragica scoperta è stata la madre dell’uomo, preoccupata perché non riusciva a mettersi in contatto con lui da ore

di Giovanna Maria Fagnani

Spara alla compagna in casa e poi si toglie la vita
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Ha sparato alla compagna, con cui conviveva da alcuni mesi e poi si è tolto la vita. Tragedia, giovedì pomeriggio, a Rho, nel Milanese. I corpi senza vita di un uomo di 38 anni, Terens Cacici e della compagna, Gina Lorenza Rota 52, sono stati trovati all’interno del loro appartamento al secondo piano di un condominio di via Ticino, nel quartiere alle spalle della stazione.

A scoprire l’accaduto e a dare l’allarme ai carabinieri, poco dopo le 20, è stata la madre dell’uomo che, non riuscendo a rintracciarlo da ore, si è preoccupata e si è recata sul posto. Avendo le chiavi, è riuscita a entrare nell’appartamento e così ha trovato il figlio e la compagna riversi sul divano in salotto. Entrambi avevano un foro di proiettile alla tempia. Il trentottenne stringeva ancora in mano un revolver calibro 38 special, con tre dei cinque proiettili inesplosi: avrebbe usato proprio quell’arma per uccidere la compagna e poi togliersi la vita. Sul posto sono accorse le pattuglie dei carabinieri di Rho, l’ambulanza e l’elisoccorso. Stando ai primi accertamenti del medico legale, la morte sarebbe avvenuta qualche ora prima, ma i vicini di casa, sentiti dagli inquirenti, hanno riferito di non aver udito colpi di pistola. I carabinieri indagano per omicidio suicidio: nell’appartamento non ci sono segni di effrazione e la casa non era a soqquadro.

Ad un primo esame non ci sono neppure segni che facciano pensare a una colluttazione fra i due, ma a far luce su questo punto sarà l’autopsia, disposta dal magistrato. Gli investigatori andranno a scandagliare il passato della coppia, alla ricerca del movente del delitto. L’uomo, a quanto si è appreso, non avrebbe lasciato messaggi di spiegazione del gesto. E resta da capire la provenienza del revolver: nessuno dei due aveva il porto d’armi. La pistola era quindi detenuta illegalmente. La coppia viveva insieme da alcuni mesi. Una relazione che gli inquirenti definiscono «travagliata» e in cui le discussioni erano frequenti. La donna, che lavorava in un negozio di tende di Passirana, era madre di due figlie, avute da precedenti relazioni. Il compagno, che aveva piccoli precedenti penali per spaccio, in questo periodo, era disoccupato.

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