cassazione

Google Hangouts, non è diffamazione l’insulto sulla chat vocale

C’è solo l’ ingiuria, ormai depenalizzata, perché nella piattaforma vocale l’offeso può replicare, cosa che non può fare nelle piattaforme digitali

di Patrizia Maciocchi

1' di lettura

Non scatta il reato di diffamazione per chi insulta qualcuno utilizzando la piattaforma vocale di Google Hangouts, ma può essere contestata solo l’ingiuria: un reato ormai depenalizzato. La differenza sta nel fatto che, nel primo caso, la persona offesa può partecipare alla ”conversazione” , reagire alle offese e interloquire con chi lo aggredisce verbalmente, cosa che nel reato di diffamazione, che si configura usando le piattaforme digitali o Facebook, non avviene.

La sentenza

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L’insultato “partecipa”
La Corte di cassazione , partendo da questo presupposto, ha annullato la condanna per diffamazione inflitta al ricorrente in entrambi i precedenti gradi di giudizio. Per i giudici di merito non c’erano dubbi. L’uomo si era lasciato andare ad espressioni colorite alla presenza di più persone “invitate” su Google Hangouts. Una chat vocale dove si era sentito libero di esprimere giudizi, considerati diffamanti sia dal Tribunale sia dalla Corte d’appello. Per la Cassazione si tratta solo di ingiuria aggravata vista la presenza di più ascoltatori. Un reato che è stato però depenalizzato anche nella sua forma più grave. La Suprema corte spiega, infatti, che nelle chat vocali l’insultato non resta estraneo al “dibattito” ma può dire la sua.

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