Il lungo e fertile sonno
di Beniamino Andreatta

risponde Aldo Cazzullo

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Caro Aldo,
Nino Andreatta, giovane professore universitario, fu inviato dal famoso Mit in India come consulente del locale governo. Ministro a più riprese, impose l’indipendenza della Banca d’Italia, era contrario al partito della spesa (vale a dire il Psi), aveva chiarissimo in mente che l’Italia non sarebbe più riuscita a crescere come negli anni 50 se non si fossero cambiate le politiche economiche. Era favorevole all’entrata dell’Italia prima nello Sme e poi nell’Euro perché così facendo, ipse dixit, si toglieva ai governanti italiani la possibilità di giocare con la svalutazione... e sottinteso con il debito (in questo caso le cose sono andate peggio di quanto lui si attendesse). Un gigante.
Nicola Priolo

Caro Nicola,
Sono felice che lei abbia ricordato nei giusti toni la figura di Beniamino Andreatta, perché su Internet ne sparlano persone che di lui sanno meno di nulla. Andreatta fu un cattolico vero, e quindi non esitò ad andare contro il Vaticano pur di fare gli interessi dell’Italia, con buona pace degli «atei devoti», formula da lui coniata. Non l’ho mai conosciuto, ma quando cadde in coma e sopravvisse per anni accudito dalla famiglia decisi di scrivere un articolo sulla sua storia. Entrai così in contatto con i figli, che oggi sono miei cari amici, e con la moglie Giana, che ha scritto un libro bellissimo: «È stata solo luce».
La signora dice in sostanza che l’amore si sente e si dimostra nei momenti belli ma a maggior ragione in quelli difficili. Non solo è rimasta accanto al marito, ma ha continuato a parlargli come se lui potesse sentirla (e non è escluso che in qualche modo riuscisse a farlo), a ravviargli i capelli, ad accarezzarlo. Anche i suoi compagni di scuola, tra cui Giovanni Bazoli, e i suoi allievi, tra cui Romano Prodi, andavano a trovarlo come si va a trovare un amico con cui si può interagire, da cui si può continuare a imparare. Va ricordato che Nino Andreatta fu un anticomunista ferreo, che a Bologna combatté sempre il sistema rosso, salvo poi — in epoca berlusconiana — pilotare l’alleanza tra la Dc di sinistra e il partito nato dalle ceneri del Pci. Se non fosse scomparso troppo presto, il Partito democratico sarebbe nato prima, e si sarebbe mosso meglio.

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Storia

«Un ponte sullo Stretto: l’inizio di un’altra era»

Ragazzi di Sicilia, quando ero giovane, lessi un articolo dove si diceva che il divario Nord Sud si sarebbe colmato nel 2020. Una previsione che, pur se a lungo termine, sembrava incoraggiante. Oggi ho 80 anni, il 2020 è arrivato, ma quel divario non si è affatto colmato. Né la politica né i pochi uomini di buona volontà ne sono stati capaci. Abbiamo creduto in tante promesse. Abbiamo applaudito affabulatori e bandiere e non ci siamo risparmiati offrendo cuore ed energie. Niente! Il Meridione, la mia adorata Napoli, la meravigliosa Sicilia, pur se qualche passettino in avanti l’hanno fatto, restano comunque ai margini dello sviluppo e della vivibilità. Ma è proprio vero che siamo nati sudditi e sudditi siamo destinati a restare? Io non ci sto e, soprattutto, non dovete starci voi! Il turismo cresce, è vero, però i servizi restano al palo. Ragazzi di Sicilia, riappropriatevi di tutte le potenzialità della vostra terra, rimboccatevi le maniche e fate in modo che tutto cominci a cambiare, già da oggi. Il primo grande evento di questo anno createlo voi! Da sempre si parla di un ponte sullo Stretto che metterebbe il sigillo all’Unità d’Italia e darebbe alla Sicilia nuove opportunità di sviluppo. E allora un solo grido: «Sì ponte» per l’inizio di una nuova era.
Raffaele Pisani

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