26 febbraio 2020 - 10:51

Coronavirus, perché colpisce poco i bambini (e con forme lievi)

In queste ore si sono registrati i primi casi di piccoli contagiati da Coivid-19. Gli esperti tranquillizzano: «I bambini sono naturalmente più protetti» ma i meccanismi non sono ancora chiari

di Cristina Marrone

Coronavirus, perché colpisce poco i bambini (e con forme lievi)
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I contagi da coronavirus aumentano di giorno in giorno in Italia ed ora è arrivata la notizia dei primi bambini positivi al virus: una bimba italiana di 4 anni di Castiglione d’Adda, epicentro del focolaio in Lombardia, altri due di 10 e 15 anni e poi una bambina di 8 anni in Veneto, contagiata molto probabilmente dal primo paziente di Limena. Tutti i pazienti minorenni stanno bene o presentano leggeri sintomi. Ora ci si chiede quanto a rischio siano i nostri figli. ( CONTAGI, CONSIGLI E PREVENZIONE: L’EPIDEMIA SPIEGATA DALLA SCIENZA) Tranquillizza il fatto che i virologi di tutto il mondo hanno dichiarato più volte che i bambini sembrano essere più resistenti alla malattia. Pochi i casi registrati in Cina, paese più colpito dall’epidemia, nessun decesso tra i più piccoli secondo gli studi epidemiologici . «Finora - conferma Alberto Villani, presidente della Società italiana di Pediatria - non c’è stato nessun decesso sotto i dieci anni e il virus avrebbe solo lo 0,2% di letalità tra i 10 e i 19 anni e resta stabile fino ai 39 anni. Ad oggi è stato segnalato solo un caso critico di un ragazzo di 15 anni».

Virus per fasce di età

La comunità scientifica non ha ancora trovato una risposta certa del perché i bambini sembrano maggiormente protetti, ma naturalmente questa è una bella notizia. «Esistono molti virus - spiega Villani - che sono molto aggressivi solo in alcune fasce di età. Pensiamo alla varicella ad esempio, che colpisce soprattutto i bambini ed è una malattia affrontabile mentre negli adulti diventa malattia importanti o alla bronchiolite che tocca i bambini nei primi mesi di vita. Non è dunque insolito che determinati virus attacchino per fasce di età».

I raffreddori

È dunque per ora un dato oggettivo che i bambini sembrano i meno colpiti dall’infezione e mostrano un andamento benigno rispetto all’adulto.«Sappiamo che i coronavirus sono la causa più frequente di raffreddore - aggiunge Alberto Villani, che è anche responsabile del reparto di Pediatria generale e malattie infettive all’Ospedale Bambino Gesù di Roma - e i bambini vanno incontro ripetutamente a infezioni da coronavirus: è possibile che la risposta immunitaria a infezioni recenti da coronavirus aiuti i bambini a difendersi meglio anche dal nuovo Covid-19. C’è insomma una difesa generica, seppur non specifica su questo patogeno. Inoltre, il sistema immunitario dei bambini potrebbe essere in grado di rispondere meglio all’infezione perché più reattivo»

Le altre malattie

Incidono poi sul rischio di contagio e, in seconda battuta, sulla mortalità, le cosiddette «comorbidità», cioé le patologie associate come malattie cardiovascolari, diabete, malattie respiratorie croniche, più tipiche di una popolazione anziana anche se naturalmente anche un bambino con patologie che rendono il sistema immunitario più debole può essere più esposto al contagio e quindi, per loro, vanno prese le giuste precauzioni che saranno suggerite dai medici che li hanno in cura.

Le precedenti epidemie

Anche nelle precedenti epidemie di Sars e Mers i bambini erano stati risparmiati . Durante l’epidemia di Sars che dal 2002 al 2003 interessò oltre 8000 persone, uccidendone 774, furono soltanto 80 i casi di contagio certificati tra i bambini, e 55 quelli sospetti. Nessun bambino o adolescente morì per la Sars e solamente uno trasmise il virus a un’altra persona. I ricercatori scoprirono che i bambini sotto i 12 anni avevano molte meno probabilità di essere ricoverati in ospedale o di aver bisogno di trattamenti con ossigeno, mentre i bambini sopra i 12 anni presentavano sintomi simili agli adulti. Anche durante le epidemie di Mers in Arabia Saudita nel 2012 e in Corea del Sud nel 2015, la maggior parte dei bambini contagiati non sviluppò mai sintomi.

I nonni

In questi giorni di chiusura delle scuole e di tutte le attività sportive sono molto spesso i nonni che si stanno occupando dei nipoti mentre i genitori sono al lavoro. (Tutte le nuove misure) I bambini rischiano di contagiare i nonni? «Non esiste un rischio specifico - aggiunge Villani - ma vale il buon senso: se un anziano è malato di tumore e magari sta seguendo una terapia immunosoppressiva è raccomandabile che non trascorra tempo con bambini, che possono facilmente diventare serbatoio di infezioni per familiari e nonni, ma questo vale sempre, non certo solo per il coronavirus».

Consigli pratici dei pediatri

La Federazione Medici Pediatri ha messo a punto una serie di consigli anche per i genitori dei più piccoli. Prima di tutto andare dal pediatra solo se necessario e cercare invece di risolvere i problemi al telefono. Rispettare gli orari dell’appuntamento ed evitare di affollare la sala d’attesa. Altre piccole precauzioni possono aiutare a limitare il diffondersi del contagio: tenere in braccio il bambino se non è in grado di star seduto ed evitare che gironzoli in sala d’attesa e abbia contatti con altri bambini; controllare che il bambino tocchi meno possibile le attrezzature dello studio perché potrebbero essere contaminate da secrezioni; in attesa della visita far usare al piccolo un gioco o un libro portato da casa e non permettergli di condividerlo con altri pazienti.

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