25 febbraio 2020 - 22:55

Napoli-Barcellona 1-1: Griezmann risponde a Mertens (che si infortuna)

Espulso Vidal al 90’. Ritorno al Camp Nou il 18 marzo

di Arianna Ravelli, inviata a Napoli

Napoli-Barcellona 1-1: Griezmann risponde a Mertens (che si infortuna)
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I Presentata con un filo di enfasi dai giornali spagnoli, la prima volta di Leo Messi nel tempio/altare eterno/santuario/casa eterna/terra santa di Diego Armando Maradona non è stata all’altezza di tali aspettative. E come avrebbe potuto.

L’eroe della serata per 53 minuti (prima che Busquets lo azzoppasse costringendolo a uscire, evento che cambierà la partita) è stato uno solo, la terza M: Mertens Dries, che eseguendo alla perfezione le istruzioni del manuale Gattuso, dopo mezz’ora di sacrificio assoluto e intelligente, ha esaltato il contropiede e sfruttato al meglio l’assist di Zielinski con un tiro a giro che vale il 121esimo gol con questa maglia, miglior marcatore della storia del Napoli come Hamsik, e un’altra meravigliosa notte di Champions, davvero l’oasi di pace di questa squadra. Il pareggio, con occasioni di raddoppio da entrambe le parti (clamoroso il gol sbagliato da Callejon) è un inno alla resilienza intelligente degli azzurri, di cui andare orgogliosi.

Esce Mertens, colpito da un intervento di Busquets che ammonito salterà il ritorno, e il Barcellona pareggia. Fin lì la banda Gattuso era stata perfetta, ma è bastata una piccolissima sbavatura (Mario Rui lascia libero un corridoio) perché Busquets trovasse Semedo che riesce a mettere in mezzo per Griezmann, che così finisce nel tabellino dei marcatori dopo essere stato un fantasma o giù di lì.

Leo – molto meglio, come tutto il Barça, nel secondo tempo soprattutto dopo l’ingresso di Arthur al posto di Rakitic - è stato anestetizzato non tanto dalla zavorra del confronto impossibile con Maradona (il pubblico gli ha subito chiarito «c’è un solo Diego»), ma dalla strategia allestita da Rino. Nella consueta ansia di etichettare, la partita era stata presentata anche come il confronto tra il cholismo reinterpretato da Gattuso e l’ortodossia del guardiolismo di Setien. È stato così solo in parte: difesa bassa del Napoli, certo, che cerca di uscire dai guai sempre con il palleggio, linee strette, giocatori che si spostano come uniti da un invisibile fil di ferro. Grande sacrificio collettivo, pronti a sfruttare i contropiedi e le lacune del Barça di Setien, squadra ancora in piena costruzione tra vecchi bucanieri (Busquets, Rakitic, Piqué) e gli innesti non integrati di De Jong e Griezmann.

Il primo tempo così consegna una gara controllata, come una partita a scacchi (e Setien è uno che ha giocato contro Kasparov), alla ricerca dell’errore: lo fa il Barcellona, che lascia spazio a Mertens. Poi Manolas, su assist di Callejon manda fuori di poco. La ripresa si accende (pure troppo nel finale: Vidal espulso), il Barcellona prende possesso del centrocampo, ma è il Napoli ad avere due occasioni con Insigne e soprattutto Callejon, ipnotizzato da Ter Stegen. Poi anche il Barcellona (possesso palla 64 a 36) può segnare Ospina salva su Messi. Ma il Napoli saluta l’altare/tempio/ecc di Diego con l’impressione di aver fatto una gran bella figura.

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