24 febbraio 2020 - 11:46

Coronavirus: l’incubazione può superare i 14 giorni ma sono pochissime le eccezioni

In media è di 5,2 giorni e comunque entro i 14 che rappresentano la misura di quarantena standard. Alcuni studi hanno raccolto singoli casi, ma secondo l’Oms potrebbero essere dovuti a «doppia esposizione»

di Silvia Turin

(Afp) (Afp)
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Il periodo di incubazione del COVID-19 ufficialmente è in media di 5,2 giorni. La media ha portato a l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) a indicare come 14 i giorni massimi di quarantena per la popolazione, che dovrebbero comprendere tutte le eccezioni.

Numeri ufficiali

È anche vero che la media di incubazione è variabile a seconda degli studi che comunque in genere non hanno dimostrato di superare i 14 giorni. Il periodo totale varia sempre dai 2 ai 14 giorni: secondo l’Oms dai 2 ai 10 giorni, la National Health Commission (NHC) cinese dai 10 a 14 giorni, i CDC degli Stati Uniti dai 2 ai 14 giorni.

Un caso da 27 giorni

Però alcune eccezioni ci sono state, in ordine di tempo dal più recente: un caso con un periodo di incubazione di 27 giorni è stato segnalato dal governo locale della provincia di Hubei il 22 febbraio. Un quotidiano locale riferisce di un uomo di 70 anni che ha sviluppato i sintomi solo il 19 febbraio, dopo un unico incontro con la sorella il 25 gennaio. La conferma del contagio della sorella era arrivata poco dopo questa data.

19 giorni

Inoltre, è stato osservato un caso con un periodo di incubazione di 19 giorni in uno studio JAMA su 5 casi pubblicato il 21 febbraio.

24 giorni

In uno studio del 9 febbraio è stato osservato per la prima volta un periodo anomalo di un periodo di incubazione di 24 giorni. Per ora l’Oms considera le eccezioni come eventuali “doppie esposizioni” all’infezione e sostiene che i 24 giorni hanno rappresentato un’osservazione anomala e afferma che non sta considerando di modificare le raccomandazioni relative ai periodi di incubazione.

Sono eccezioni limitate

«Sì, c’è il sospetto che il periodo dell’incubazione in alcuni casi abbia superato i 14 giorni ipotizzati. E comunque ormai è evidente che il 5% dei contagi può partire da un asintomatico», spiega Walter Ricciardi, membro del Consiglio Esecutivo dell’Organizzazione mondiale della Sanità. «Proprio perché sono casi rari, penso che non sia opportuno rendere più lungo il periodo di quarantena», afferma.

Immunità

La “doppia esposizione” riguarda anche il fatto che la maggior parte delle persone colpite dal coronavirus guarisce, ma pare non si sviluppi un’immunità per tutti e permanente. I pazienti vengono dimessi quando i sintomi spariscono, la temperatura rientra in un range normale per almeno tre giorni e i test sono negativi per almeno due volte a distanza di 24 ore. È però prematuro parlare di immunità persistente, cioè la sicura impossibilità di episodi di malattia successivi al primo. In genere dopo un’infezione da virus vengono prodotti anticorpi con effetto protettivo. Tuttavia gli anticorpi potrebbero non durare così a lungo e i guariti potrebbero essere ancora a rischio di infezione. Sussiste poi l’incognita di possibili mutazioni.

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