il discorso a bari

Papa lancia l’allarme: il populismo di alcuni leader ricorda gli anni ‘30

Francesco conclude incontro di Bari sul Mediterraneo, presente Mattarella

di Carlo Marroni

Papa: a Bari il 23/2 per incontro vescovi Mediterraneo

3' di lettura

«A me fa paura quando ascolto qualche discorso di alcuni leader delle nuove forme di populismo: mi fa sentire discorsi che seminavano paura e odio nella decade del '30 del secolo scorso». È uno dei passaggi più significativi - pronunciato “a braccio” - del discorso di Papa Francesco ai vescovi presenti a Bari per l'incontro sul Mediterraneo “frontiera di pace”, evento svoltosi per quattro giorni nel capoluogo pugliese dove sono confluiti presuli e sacerdoti da tutti i paesi del bacino mediterraneo. L’evento conclusivo è la messa sul lungomare del capoluogo pugliese – visitato per due volte dal Pontefice - davanti a 40mila persone (quasi nessuno con la mascherina..) e al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, mentre il premier Giuseppe Conte ha rinunciato per rimanere a Roma a causa dell'emergenza del coronavirus.

«Chi arriva da lontano non sia vittima di sfruttamento»
Due i momenti della visita di Bergoglio, iniziata di prima mattina dopo il suo arrivo in elicottero dal Vaticano: l’incontro con i vescovi alla Basilica di San Nicola (con una parte privata) e la messa pubblica. Due i discorsi: il primo ricco di spunti e messaggi anche “politici”, mentre l'omelia è tutta concentrata su temi religiosi. «Non accettiamo mai che chi cerca speranza per mare muoia senza ricevere soccorso o che chi giunge da lontano diventi vittima di sfruttamento sessuale, sia sottopagato o assoldato dalle mafie» dice Francesco affrontando il tema dei migranti, centrale per il Mediterraneo. «Certo, l'accoglienza e una dignitosa integrazione sono tappe di un processo non facile - ha detto -tuttavia, è impensabile poterlo affrontare innalzando muri. In tale modo, piuttosto, ci si preclude l’accesso alla ricchezza di cui l’altro è portatore e che costituisce sempre un'occasione di crescita».

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«Il radicalismo è frutto della debolezza della politica»
«L'inadempienza o, comunque, la debolezza della politica e il settarismo sono cause di radicalismi e terrorismo. La comunità internazionale si è fermata agli interventi militari, mentre dovrebbe costruire istituzioni che garantiscano uguali opportunità e luoghi nei quali i cittadini abbiano la possibilità di farsi carico del bene comune» dice il Papa ai vescovi, che arrivano da tutti i paesi del bacino Mediterraneo. Significativo un passaggio dell'omelia: «Sull'amore verso tutti non accettiamo scuse, non predichiamo comode prudenze. Il Signore non è stato prudente, non è sceso a compromessi, ci ha chiesto l'estremismo della carità. È l'unico estremismo cristiano: quello dell'amore».

La denuncia dell'ipocrisia degli Stati: parlano di pace ma vendono armi
«Vorrei aggiungere il grande peccato di ipocrisia: quando nelle convenzioni internazionali tanti Paesi parlano di pace e poi vendono le armi ai paesi in guerra. Questa è la grande ipocrisia» ribadisce, riprendendo un tema più volte affrontato. «Il fine ultimo di ogni società umana rimane la pace, tanto che si può ribadire che 'non c'è alternativa alla pace, per nessuno'. Non c'è alcuna alternativa sensata alla pace, perché ogni progetto di sfruttamento e supremazia abbrutisce chi colpisce e chi ne è colpito, e rivela una concezione miope della realtà, dato che priva del futuro non solo l'altro, ma anche se stessi».

Fondamentalismi negano la libertà religiosa e dell'uomo
I conflitti armati – ricorda il Papa – sono una tragedia, ma anche un grande affare. «La guerra, che orienta le risorse all'acquisto di armi e allo sforzo militare, distogliendole dalle funzioni vitali di una società, quali il sostegno alle famiglie, alla sanità e all’istruzione, è contraria alla ragione, secondo l'insegnamento di san Giovanni XXIII». Quindi «essa è una follia, perché è folle distruggere case, ponti, fabbriche, ospedali, uccidere persone e annientare risorse anziché costruire relazioni umane ed economiche. È una pazzia alla quale non ci possiamo rassegnare, mai». E qui il passaggio su un tema-chiave per l’area mediterranea, ma non solo: «Troppo spesso la storia ha conosciuto contrapposizioni e lotte, fondate sulla distorta persuasione che, contrastando chi non condivide il nostro credo, stiamo difendendo Dio. In realtà, estremismi e fondamentalismi negano la dignità dell’uomo e la sua libertà religiosa, causando un declino morale e incentivando una concezione antagonistica dei rapporti umani», ha affermato. «È anche per questo che si rende urgente un incontro più vivo tra le diverse fedi religiose, mosso da un sincero rispetto e da un intento di pace», ha aggiunto.

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