Alcuni virologi invitano alla calma: «Coronavirus? Non è pandemia»

Mentre Lombardia e Veneto sono paralizzate dalla paura del contagio da coronavirus, c'è chi cerca di abbassare i toni allarmanti: «Se si iniziasse a chiamarla sindrome simil-influenzale causata da coronavirus, già le persone si tranquillizzerebbero».

Young female scientist working with laboratory equipment in clean room

Mentre chiudono scuole, si blindano comuni e le aziende si preparano al telelavoro c'è chi cerca di richiamare la calma sull'allarme coronavirus.

«Leggete! Non è pandemia!Durante la scorsa settimana la mortalità per influenza è stata di 217 decessi al giorno! Per Coronavirus 1!!!», scrive così Maria Rita Gismondo,** **direttore responsabile di Macrobiologia Clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze, del laboratorio dell’Ospedale Sacco di Milano, in un post su Facebook.

E questa mattina, dopo il lavoro intenso durante la giornata di ieri quando è scoppiata l'allerta coronavirus, ha scritto: «Mio bollettino del mattino. Il nostro laboratorio ha sfornato esami tutta la notte. In continuazione arrivano campioni. A me sembra una follia. Si è scambiata un'infezione appena più seria di un'influenza per una pandemia letale. Non è così. Guardate i numeri. Questa follia farà molto male, soprattutto dal punto di vista economico. I miei angeli sono stremati. Corro a portar loro la colazione. Oggi la mia domenica sarà al Sacco. Vi prego, abbassate i toni! Serena domenica!»

Non è l'unica a invitare alla cautela nell'affrontare la questione,** Ilaria Capua**, virologa che dirige One Health Center of Excellence dell'University of Florida negli Stati Uniti invita a chiamare con il proprio nome l'epidemia. «Sento che girano messaggi vocali cretini per spaventare o ridicolizzare la situazione. Non c'è da piangere ma neanche da ridere» ha twittato.

E in un'intervista con Adkronos Salute ha aggiunto. «Stiamo assistendo alla diffusione di una sindrome simil-influenzale causata da coronavirus. E se si iniziasse a chiamare così, già le persone si tranquillizzerebbero».

«L'incremento del numero di positività è dovuto al fatto che adesso si sono iniziati a cercare, un mese fa per chi aveva sintomi respiratori la diagnosi era di influenza. Ora, con i test diagnostici, la ricerca attiva a ritroso dei contatti e dei movimenti dei pazienti, è chiaro che il numero di casi aumenta. Ma è una forma lieve e sottolineo che si dovrebbe iniziare a chiamare sindrome simil-influenzale da coronavirus per non spaventare le persone».

L'esperta aveva già previsto il diffondersi del virus quando è stata ospite di Myrta Merlino a «L’aria che tira», su La7: «Sarebbe bene che, in previsione dell’arrivo del coronavirus in Italia, i datori di lavoro iniziassero a organizzarsi, per far sì che i loro dipendenti possano cominciare a lavorare anche da casa. Ogni malattia infettiva ha un periodo di incubazione, durante il quale il soggetto infetto non mostra sintomi. Il contagio certo che avviene anche senza sintomi. Una persona che comincia a starnutire è infetta».

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