TORINO. In Italia la chiede meno del 20% dei clienti, in Francia da 4 anni è in vigore una legge. Rendere obbligatoria per legge la cosiddetta 'doggy bag' nei ristoranti, con l'obiettivo di ridurre gli sprechi alimentari. C'è chi propone la misura e chi sta pensando a come attuarla. Perché in Italia meno del 20% dei frequentatori dei ristoranti, delle fiere e delle mense richiede un contenitore per portare a casa gli avanzi di cibo che ha pagato che, così, vanno sprecati. In Francia, invece, da 4 anni è in vigore una legge che obbliga i ristoranti a consegnare il cibo avanzato dai clienti se questi lo richiedono.

Da una parte c'è la proposta lanciata dagli organizzatori del Festival del Giornalismo Alimentare che si chiuderà domani, sabato 22 febbraio, attraverso una petizione su Change.org che ad oggi ha raccolto oltre 13.300 firme. Loro preferiscono chiamarla 'food bag' e, al di là del nome, è il contenitore in cui il cliente può mettere il cibo ordinato al ristorante e non consumato, per portarlo a casa. E vorrebbero che una legge la rendesse obbligatoria. «Vogliamo - spiegano nella pagina dedicata alla campagna di Change.org - spingere per una vera proposta di legge del Parlamento che introduca in tutta la ristorazione l'obbligo di consegnare al cliente una food bag realizzata con materiali adeguati al contatto con gli alimenti e al trasporto. Una bag che mostri, stampato, un decalogo per la corretta conservazione del cibo. Il decalogo vuole essere anche un forte richiamo all'educazione antispreco e alla sicurezza alimentare».

Cenni: "Non ci sono più scuse contro gli sprechi alimentari, siamo tutti responsabili"

Il contenitore anti spreco è stato al centro di uno dei panel del Festival di Torino, “Da doggy bag a food bag, il diritto agli avanzi senza vergogna” nel corso del quale Metro Italia ha anche lanciato la campagna #iomangioconlebacchette a favore dei ristoranti asiatici che stanno subendo una crisi, con conseguenze anche sullo spreco del cibo, a causa della paura per il coronavirus. All'incontro Maria Chiara Gadda, prima firmataria della legge antisprechi varata nel 2016 che, afferma, «ha già prodotto effetti benefici, come un +25% di recupero e donazioni. Si è inserita finalmente nel nostro ordinamento la distinzione fra spreco e eccedenza che è un prodotto sano che si trasferisce da una filiera all'altra».

Per la vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera, Susanna Cenni, «ora potremmo avere l'ambizione di provare a supportare dei sistemi che cominciano a organizzarsi contro lo spreco con incentivi o altro», mentre Ugo Alciati, chef e Ambasciatore del Gusto, evidenzia che se da un lato serve più «cultura enogastronomica da parte del cliente che deve fidarsi di più del ristoratore», dall'altro «uno dei nostri compiti è quello di togliere 'l'imbarazzo' verso la food bag, soprattutto in locali di un certo livello».

Oggi 4 italiani su 10 portano a casa il cibo dal ristorante, ogni anno vengono sprecati 65 kg pro capite ma per la prima volta in 10 anni si registra un calo del 25% dello spreco.

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