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Unicredit cade in Borsa: voci di uscita del ceo Mustier, candidato a Hsbc

di Fabrizio Massaro

Unicredit cade in Borsa: voci di uscita del ceo Mustier, candidato a Hsbc

Per Unicredit potrebbe essere una rivoluzione: il ceo Jean Pierre Mustier sarebbe in procinto di lasciare l’istituto per andare a guidare il colosso britannico Hsbc. Una decisione sul suo futuro potrebbe essere comunicata presto, anche se forse non in serata. Lo confermano fonti vicine al dossier, mentre da Unicredit arriva un «no comment». Sulle indiscrezioni, circolate già giovedì sull’uscita di Mustier, il titolo Unicredit è crollato in Borsa: -4,17% a 13,15 euro. Mustier in ogni caso potrebbe non lasciare immediatamente il gruppo italiano. I colloqui sono ancora in corso e la trattativa è riservata. Il nome di Mustier è emerso tra i principali candidati a guidare la britannica Hsbc, che questa settimana ha annunciato un maxi piano biennale di ristrutturazione con un taglio 35.000 dipendenti. I candidati a guidare il gruppo dopo l’estromissione repentina di John Flint sarebbero due: l’amministratore delegato ad interim, Noel Quinn, salito al timone della banca in agosto.

Il gruppo intanto è stato impegnato nella trattativa sindacale sugli esuberi annunciati di recente — circa 6 mila in Italia sugli 8 mila totali a livello di gruppo — in un incontro con la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, che ha incontrato venerdì una delegazione di Unicredit composta dal capo del personale Paolo Cornetta e dal responsabile delle relazioni istituzionali Maurizio Beretta. «Il ricambio generazionale è quello cui siamo più attenti: le nuove assunzioni di giovani consentono al nostro paese di avere più prospettive per l’occupazione», ha detto Catalfo.

Il 59enne banchiere francese che aveva preso le redini dell’istituto italiano nell’estate del 2016 e aveva portato a termine una profonda ristrutturazione con un aumento di capitale monstre da 13 miliardi di euro, la cessione di ben 20 miliardi di attività tra le quali la polacca Bank Pekao, la banca Fineco, il risparmio gestito di Pioneer, 17,7 miliardi di euro di crediti deteriorati (il cosiddetto «piano Fino»), l’uscita dalla Turchia con la vendita delle quote di Yapi Kredi e da ultima la partecipazione storica in Mediobanca. Inoltre è ancora in corso — ma con tempi più lunghi del previsto, adesso entro l’anno — la costituzione di una subholding, non quotata e di diritto italiano, per raccogliere le attività non italiane del gruppo. Una ristrutturazione societaria che — ha spiegato più volte il banchiere — è legata alla necessità di ottimizzare le richieste di capitale indicate dalla Bce.

Più volte Mustier è stato accreditato di voler sposare Unicredit con un altro colosso europeo come la tedesca Commerzbank e la francese SocGen. Ma i dossier non sono mai arrivati a una definizione. Alla presentazione del nuovo piano industriale al 2023 Mustier ha spiegato che la banca non parteciperà al risiko bancario perché un’acquisizione o una fusione sarebbe costata troppo, preferendo invece un buyback (riacquisto) delle azioni per aumentare la remunerazione per i soci.

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