Le conseguenze della Brexit
Un’incognita anche per noi

risponde Aldo Cazzullo

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Caro Aldo,
«Animali d’Inghilterra, / d’ogni clima e d’ogni terra / ascoltate il lieto coro: / tornerà l’età dell’oro!». Così inopinatamente si cantava alla «Fattoria degli animali» di George Orwell, dopo aver scacciato il padrone, nella convinzione che il potere sarebbe tornato al popolo. Questa simpatica parodia la si può applicare agli inglesi d’oggi, che sotto l’ineffabile guida di Boris Johnson si sono liberati dalla tirannia dell’Unione europea e si avviano verso una democrazia più felice e fruttuosa della nostra?
Lionello Tagliaferri

Caro Lionello,
M i pare che lei sia scettico sulla Brexit. In generale, non capisco sinceramente come qualche italiano con un minimo di amor patrio possa esserne entusiasta, considerando le centinaia di migliaia di connazionali che lavorano oltre Manica. In ogni caso, il Regno Unito cammina adesso in una terra sconosciuta. Finora è stato nell’Unione europea tenendo un piede fuori, senza aderire né alla moneta unica né a Schengen, usufruendo dei vantaggi ed evitando qualche svantaggio.
Il futuro è una grande incognita. Emmanuel Macron aveva previsto che alla fine Londra sarebbe rimasta nell’Ue; ma il mandato che la maggioranza relativa degli elettori ha assegnato a Boris Johnson è chiaro. Molto dipenderà da quale accordo il premier negozierà con Bruxelles (e con Berlino), sempre che riesca a farlo. Londra diventerà un grande paradiso fiscale? O rimarrà in qualche modo agganciata all’area di libero scambio e di regole comuni — per quanto insufficienti — definita dall’egemonia tedesca? Johnson riuscirà a tenere unito il proprio Paese? O vedremo la riunificazione dell’Irlanda e la secessione della Scozia?
Forse, più che chiederci cosa accadrà ai britannici, dovremmo chiederci cosa attende noi che restiamo. L’asse centrista che governa Germania e Francia, e quindi l’Unione, ha energia per costruire gli Stati Uniti d’Europa, con un presidente eletto dal popolo? O continueremo a vivacchiare con una burocrazia sempre più invisa agli elettori? Questa è la vera grande domanda. Per avere una risposta dovremo attendere di capire quale sarà la successione ad Angela Merkel.

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«Il ricordo del mio presidente Sandro Pertini»

A 30 anni dalla sua scomparsa (24 febbraio 1990) ripenso ad una frase del mio conterraneo, il presidente Sandro Pertini: «Più degli uomini — che sbagliano, tradiscono e cadono nell’errore — sono importanti le idee», perché si codificano nei valori immutabili nel tempo fino a dare senso all’esistenza. Ed è vero che libertà, giustizia, pace, democrazia, uguaglianza sono ragioni per cui vale la pena di vivere e di combattere, imperativi morali oltre le soggettività, gli egoismi, i facili tornaconti e i meschini compromessi. Sento spesso parlare di ideali come se fossero decalcomanie da appiccicare alla nostra vita, scudetti e mostrine da esibire, diplomi da ostentare. Per rendere credibile un’idea ci vuole una persona che esprima valori coerenti con la sua vita. Come disse qualche anno dopo Giovanni Falcone «Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini». Sono i comportamenti umani, dunque che confermano o smentiscono i valori: senza i primi resta solo l’assolutismo astratto di un pensiero vuoto e lontano. Le definizioni e le idee codificate sono lettera morta se non assumono sembianze umane. Il ricordo di Pertini è dunque legato a questa coerenza tra idee e azioni. Per questo — anche oggi — più che invocare giustizia, libertà e pace, abbiamo fortemente bisogno di uomini giusti, liberi e temperanti.
Francesco Provinciali

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