ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùcorsa ai beni rifugio

Oro sopra 1.600 dollari l’oncia, palladio al record storico

Si riaccende la corsa ai beni rifugio sui mercati, di nuovo in apprensione per gli effetti del coronavirus. I metalli preziosi corrono. Compresi quelli che hanno impieghi industriali

di Sissi Bellomo

(Atelier W. - Fotolia)

2' di lettura

I mercati finanziari sono tornati a tremare per il coronavirus e l’oro è balzato sopra quota 1.600 dollari l’oncia, ai massimi da sette anni. Tra i metalli preziosi è stato però di nuovo il palladio a sorprendere, aggiornando di slancio il record storico a 2.592 dollari l’oncia sul mercato spot londinese: un’impennata che sorprende, visto che il palladio è destinato soprattutto a impieghi industriali, nelle marmitte catalitiche dei veicoli a benzina.

Effetto coronavirus
L’epidemia in Cina ha semiparalizzato anche l’industria dell’auto e proprio nell’area di Wuhan hanno sede molti produttori di componenti, destinate anche al mercato estero.

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L’allarme di Apple
A scatenare la corsa ai beni rifugio è stato l’allarme di Apple sulle vendite, legato proprio alle difficoltà produttive in Cina, che stanno provocando scossoni a catena sulle supply chain. L’umore delle borse – che nei giorni scorsi volavano a livelli record incuranti del coronavirus – è improvvisamente tornato pessimista, complice anche il piano di taglio dei costi annunciato da HSBC, che comporterà la perdita di 35mila posti di lavoro in Europa e negli Usa. A peggiorare la crisi della banca, basata a Londra ma con una forte esposizione all’Asia, ha contribuito l’epidemia cinese. Brutto anche l’indice Zew, che misura le aspettative di crescita dell’economia tedesca: a febbraio è sceso ad appena 8,7 punti dai 26,7 di gennaio. Ci si attendeva un calo intorno a 21 punti.

Oro oltre i 1.600 dollari
L’oro – che dall’8 gennaio non era più riuscito a superare la soglia psicologica dei 1.600 dollari l’oncia – si è spinto fino a 1.605 dollari, con un rialzo superiore all’1%, nonostante anche il dollaro abbia attirato interesse come bene rifugio: il biglietto verde è salito ai massimi da 4 mesi nei confronti delle principali valute. Anche i titoli di Stato Usa hanno attirato l’interesse degli investitori. Il rendimento del decennale – che tende a muoversi in direzione opposta al prezzo dell’oro – è sceso di 3,9 punti base all’1,55 per cento.

La Tesla delle commodities
La performance più spettacolare, per l’ennesima volta, è però quella del palladio: «La Tesla delle commodities», come l’ha definito Edward Meir di ED&F Man Capital, sentito dalla Bloomberg, paragonando il suo «incredibile» rally a quello che ha visto protagonista la società di auto elettriche guidata da Elon Musk. Il prezzo del palladio è salito al traino degli altri metalli preziosi, secondo Meir. «Ogni volta che questi metalli si apprezzano anche il palladio tende a muoversi, ma con rialzi di un’ordine di grandezza superiore». Il metallo delle marmitte, che soffre di un crescente deficit di offerta, è stato la materia prima che ha corso di più nel 2019, mettendo a segno un rialzo di quasi il 60%. Dal 2016 il suo valore è quasi quadruplicato. La fuga dal rischio nell’ultima seduta ha beneficiato anche l’argento e il platino, entrambi saliti di oltre il 2%, rispettivamente sopra 18 dollari e sopra 990 dollari l’oncia.

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