80 anni dalla nascita di Fabrizio De André: il «principe libero» che non invecchia mai

Il cantautore genovese avrebbe compiuto 80 anni il 18 febbraio di quest'anno, ma la sua musica rimane indelebile nel cuore di tutte le generazioni che ne hanno colto il senso di libertà e il desiderio di osare
80 anni dalla nascita di Fabrizio De Andr il «principe libero» che non invecchia mai

Lo spirito nasce libero, si libra fra i fiori e fra le zolle fino a raggiungere il cuore e far sì che il genio sgorghi in ogni sua forma. Quello di Fabrizio De André è nato ottant'anni fa e ci ha accompagnato per neanche sei decenni: un tempo insufficiente per tutti coloro che speravano che Faber ci avrebbe tenuto compagnia per molto più a lungo. Ogni volta che pensiamo a tutti i successi che non ha mai prodotto e a tutte le canzoni che non ha mai composto è come se ci sentissimo un po' tutti orfani. Lui, invece, De André, orfano non lo è mai stato: l'amore che lo circonda è talmente grande che, anche a ventuno anni dalla sua morte, è come se non se ne fosse mai andato: le sue parole e le sue melodie continuano ad accompagnarci ogni giorno ed è questa l'eredità più grande che gli artisti lasciano sulla Terra: loro se ne vanno, ma la musica, come se fosse un'estensione della loro persona, resta.

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Di lui ricordiamo tutto: la poesia e l'amore, la riservatezza e l'estrosità, il rapimento suo e di Dori Ghezzi e i messaggi carichi di libertà, di poesia, di ricerca e di avventura. Molti sono i sentimenti che De André ci ha lasciato in eredità con le sue canzoni, non per ultimo il coraggio di osare, di spingersi oltre la tradizione senza avere la presunzione di reinventarla, ma solo di ammodernarla, di spingerla verso un livello che fino ad allora nessuno aveva mai sperimentato. Fabrizio De André cambia le regole del cantare l'amore, mescola il sacro e il profano, la poesia e la prosa, l'alto e il basso, dando il via a una piccola rivoluzione culturale che porta i giovani a pensare in maniera diversa, a uscire dai soliti costrutti e a porsi delle domande: è lì che Faber diventa l'antesignano, l'ispiratore che porta decine di suoi colleghi ad afferrare quella sua libertà così leggera.

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Ci lascia canzoni meravigliose come La canzone di Marinella e Creuza de ma, ma anche collaborazioni preziose che lo vedono al fianco di De Gregori e di Piovani, di Bubola e di Pagani. Sempre lì a cercare nuove strade da percorrere, nuovi spunti per far sì che l'arte non si esaurisca ma continui a perdurare come una candela che non consuma mai la cera. Ballate, canzoni folk, canzoni rock, inni che raccontano di un mare immenso che ci separa da mondi lontani nei quali è possibile farsi trascinare dal vento delle passioni, dalle musiche che non hanno bisogno di etichette ma che, libere, viaggiano tra le nuvole fino a superare qualsiasi linea dello spazio e del tempo. Che è un po' quello che Fabrizio De André fa per tutta la sua carriera: imprimere le sue canzoni all'interno di una dimensione sospesa che non manifesta i segni dell'età ma che, anzi, con il passare del tempo acquista sempre più rigore e sempre più dolcezza. Di anni oggi De André ne avrebbe compiuti ottanta, ma la sua musica di invecchiare non ci pensa neanche per un istante.

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