Nel salento

Tap, in spiaggia il cantiere è finito: il gasdotto che c’è ma non si vede

di Michelangelo Borrillo, inviato a Melendugno

Tap, in spiaggia il cantiere è finito: il gasdotto che c'è ma non si vede

Nell’ottobre del 2018, i manifestanti contrari al gasdotto arrivarono a bruciare le bandiere a 5 Stelle. Delusi dal Movimento che, per voce di Alessandro Di Battista, aveva promesso nella campagna elettorale delle ultime elezioni politiche che «in 15 giorni di governo, sarebbe stato cancellato il Tap». Quel Trans adriatic pipeline per il quale, poi, lo stesso Di Battista fu costretto a chiedere scusa ai pugliesi e il premier Giuseppe Conte ad accollarsi le responsabilità: «Se proprio c’è da dare una colpa, datela a me». Adesso quell’infrastruttura da circa 4 miliardi di euro che porterà il gas dall’Azerbaigian in Italia e in Europa, grazie a 4 mila chilometri di tubazioni, di cui gli ultimi 878 (il Tap vero e proprio) in Grecia, Albania e Italia, è pronta.

La partenza di Castoro Sei

Con la partenza della nave Castoro Sei (il 10 febbraio scorso) alla volta dell’Albania, il Tap può dirsi pressoché completato nello sbocco italiano. Quello rappresentato dal microtunnel che, da circa 900 metri al largo, passa sotto la spiaggia di San Foca (Comune di Melendugno) e arriva a 1,6 chilometri di distanza, laddove pochi giorni fa è stata tirata la testa del tubo off-shore. Da lì, poi, per 8,2 chilometri nell’entroterra, il tubo arriva al terminale di ricezione. Metà di questa distanza è in fase di completamento, con l’interramento del tubo; la restante metà è già stata ripristinata — muretti a secco compresi — e mancano soltanto gli ulivi spiantati che nei prossimi mesi verranno rimessi al loro posto. I lavori proseguono anche per collegare il tubo alla rete Snam, in zona Mesagne, 55 chilometri a nord in direzione Brindisi.

Il rubinetto del gas si aprirà il 1° ottobre

E il prossimo 1° ottobre, come da programma, si potrà aprire il rubinetto del gas azero. Dal 10 febbraio, infatti, la nave Castoro Sei, man mano che si muove verso l’Albania, posa i tubi sotto il mare per completare il gasdotto. E in due mesi circa la nave di Saipem raggiungerà Fier, in Albania. Quasi in contemporanea, quindi, con la prima udienza del processo — in calendario il prossimo 8 maggio a Lecce — che rappresenta l’ultima speranza per gli attivisti No Tap di bloccare il gasdotto ormai completato. La citazione diretta a giudizio di Tap è per il presunto sversamento di sostanze inquinanti nel cantiere del microtunnel, per una recinzione in area sottoposta a vincoli paesaggistici e per l’ipotesi di lavori fatti con autorizzazione illegittima perché rilasciata con due Via (Valutazione di impatto ambientale) differenti per Tap e Snam. In caso di condanna, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha già fatto sapere che chiederà «a Tap un risarcimento miliardario per il danno d’immagine causato alla Puglia con il gasdotto». Sulla spiaggia di San Foca, dove sbarca Tap, in realtà il tubo c’è ma non si vede, posizionato com’è 16 metri sotto la sabbia. «Voglio sfidare chiunque a stendere l’asciugamani sopra un gasdotto», sottolineò nel luglio del 2018 l’allora ministra per il Mezzogiorno Barbara Lezzi. La scorsa estate, con il microtunnel già pronto, gli ombrelloni si aprirono regolarmente. Fra qualche mese, con il tubo dentro il microtunnel, si avrà la controprova.

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