Esteri

Brexit, le peripezie del 95enne italiano: vive a Londra da 68 anni, ma deve provare la sua residenza

Antonio Finelli 
Dal Ministero degli Interni hanno affermano di non poter trovare alcuna traccia di lui, ma oggi Londra gli ha concesso la residenza permanente
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LONDRA. È l’ennesimo caso di una lunga schiera. Repubblica ne ha raccontati diversi ultimamente, dall’incredibile vicenda della signora Anna Amato (che vive a Bristol da quando aveva un anno) a quello del 101enne Giovanni Palmiero: tutti, nonostante la loro età, nonostante fossero in regola e nonostante molti decenni vissuti in Regno Unito, hanno incontrato alcuni problemi nel farsi riconoscere la permanenza oltremanica e i propri diritti da cittadini italiani ed europei post Brexit.
 
Ora il Guardian, dopo aver ripreso la storia di Palmiero, ne racconta un’altra: Antonio Finelli, italiano di 95 anni, vive in Inghilterra dal 1952, quando arrivò al porto di Folkestone come immigrato per ricostruire il Paese dopo la distruzione della seconda guerra mondiale. Finelli ha fatto domanda al “Settlement Status”, cioè la piattaforma di registrazione per i cittadini europei per conservare il proprio diritto alla residenza in Regno Unito quando uscirà dall’Ue. Ma nonostante 68 anni in Uk e 32 di pensione ricevuta dallo Stato britannico, per le autorità locali tutto ciò non era sufficiente e dunque hanno chiesto ulteriori documenti per provare la sua lunga permanenza oltremanica. Cosa che per fortuna è stata sufficiente, grazie alla mediazione di ambasciata e consolato italiani a Londra: stamattina infatti Finelli ha ricevuto il suo “Settlement Status” e dunque tutti i suoi diritti sono stati riconosciuti, come nella stragrande maggioranza delle domande dei cittadini europei. 

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“È sbagliato”, ha detto tuttavia Finelli al Guardian, “ho lavorato tutta la mia vita e non capisco perché ora devo presentare le mie transazioni bancarie e altri documenti”. Finelli ha perso la moglie e il suo unico figlio, e i nipoti hanno assisito insieme all’Inca Cgil e Dimitri Scarlato, che negli ultimi anni ha lavorato nell’associazione per i cittadini Ue “The 3 million”. 
 
Purtroppo gli anziani europei in Regno Unito, soprattutto coloro arrivati prima dell’ingresso di Londra in Ue, incontrano a volte difficoltà nella registrazione al Settlement Scheme in quanto molti dati del Ministero del Lavoro e delle Pensioni britannico non sono digitalizzati e quindi non vengono immediatamente riconosciuti dalla piattaforma. Per questo, il Ministero dell’Interno può chiedere documentazioni supplementari di vario genere (dagli estratti conto bancari, alle prescrizioni mediche o ai cedolini) che nella stragrande maggioranza dei casi sono sufficienti a ottenere la permanenza, come nel caso di Finelli, ma che in ogni modo generano stress soprattutto nelle persone più anziane. 
 

Il problema, come sottolinea Scarlato, è piuttosto per “coloro che vivono in campagna o isolati, che non possono ricevere assistenza o che non hanno una casa intestata a loro”, per esempio, il che rende ancora più difficile provare di aver vissuto oltremanica. Sono questi “invisibili”, italiani ed europei, che potranno avere più problemi dopo la Brexit. Ricordiamo che tutti i cittadini Ue residenti in Ue hanno tempo per iscriversi al Settlement Scheme fino al giugno 2021.
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