Fashion Week

New York Fashion Week autunno inverno 2020 2021: Best of Sustainable Talents 

La selezione dei migliori talenti legati alla sostenibilità dalla fashion week newyorkese per la prossima stagione invernale 
Collina Stradanbsp
Collina Strada Matteo Prandoni/BFA.com

Diciamo le cose come stanno: c’era ben poco di eccezionale alla New York Fashion Week questa stagione. Il calendario della moda uomo della CFDA era esiguo, e per quanto riguarda la moda donna, che negli ultimi anni ha regalato un'interessante e ricca selezione di talenti emergenti, questa stagione ne ha presentati davvero pochi. E in un momento in cui ci si domanda quale sarà il futuro della New York Fashion Week, era proprio sui giovani emergenti che tutti puntavano perché a New York si riuscisse a superare questo periodo difficile. Il lato positivo? I pochi emergenti che hanno sfilato non hanno per nulla deluso. Tre designer in particolare si sono fatti notare: Rentrayage, Collina Strada e Linder, per il loro utilizzo di tessuti upcycled, alternativi e sostenibili. In un momento di greenwashing come questo, in cui parlare di sostenibilità è “trendy,” solo una parola sulla bocca di tutti e poco altro, abbiamo bisogno di azioni concrete.  E questi tre brand stanno davvero dando il buon esempio.

Rentrayage

Rentrayage, lanciato lo scorso febbraio da Erin Beatty, questa stagione ha presentato la sua terza collezione. E se il nome della stilista vi suona famigliare è perché Beatty, insieme al cofondatore Max Osterweis, era la mente dell’acclamata linea green, Suno, che ha chiuso i battenti nel 2016. Nella vita di Beatty sono successe molte cose a quel tempo, dal punto di vista politico, ambientale e personale, cose che hanno poi fatto da elemento catalizzatore per la creazione del suo nuovo brand. Rentrayage, che in francese significa rammendare, riassume alla perfezione lo scopo della sua nuova impresa. Beatty crea i suoi abiti usando esclusivamente capi vintage o di seconda mano, oltre a tessuti upcycled o giacenze di magazzino. La sua ricetta vincente è questa: scomporre capi già esistenti e ricostruirli inserendo anche tessuti upcycled. Uno dei capi di spicco di questa stagione è una giacca costruita riutilizzando una giacca militare, mezza in denim e mezza verde. Un altro era un trench abbinato a un blazer in velluto rigato. A causa della natura stessa del processo creativo, ogni capo è, essenzialmente, un pezzo unico. Beatty si fa una domanda: “che tipo di abbigliamento desideriamo quando vestirsi sembra una cosa frivola?” Forse Rentrayage ci offre la soluzione eco-consapevole che possiamo tutti mettere in pratica.

Collina Strada

La designer di Collina Strada, Hillary Taymour, è stata una delle prime, molto tempo fa, a occuparsi di moda consapevole e rispettosa dell’ambiente, alzando il livello del discorso, e spingendosi oltre i limiti per quanto riguarda il nuovo design green. Per il numero di Vogue Talents di Febbraio 2020 abbiamo incontrato Taymour, che ci ha spiegato le nuove tecniche utilizzate per la collezione che ha appena presentato, usando bucce d’arancia e petali di rosa per creare un nuovo tessuto sostenibile. Nella collezione sono stati impiegati anche giacenze di magazzino e capi upcycled acquistati al mercato di Kantamanto ad Accra, in Ghana, senza dubbio il più grande mercato di abiti usati dell’Africa e forse del mondo. Nelle note alla sfilata, Taymour afferma che “almeno 15 milioni di capi ‘donati’ arrivano ogni settimana in questo mercato dal Nord del mondo”, che a loro volta riempiono all’inverosimile le discariche e diventano rifiuti: sono numeri sconcertanti. Prima dell’inizio della sfilata, nel suo stile tipico, Taymour ha organizzato una presentazione per spiegare al pubblico presente gli effetti del consumo di plastica, oltre a dare consigli su come vivere in modo più consapevole. E come dice la stessa designer, “stiamo raccogliendo la nostra m***da.”

Collina Strada Matteo Prandoni/BFA.com

Linder

È dal 2016, anno del debutto, che i designer di Linder, Sam Linder e Kirk Millar, inseguono le loro passioni. Ma Linder e Millar, che un tempo disegnavano insieme le loro collezioni uomo e donna, per un certo periodo avevano deciso di ‘dividersi e conquistare’, con Linder a capo della divisione donna e Millar di quella uomo. Dopo aver sperimentato con diversi stili e sensibilità, i due sono di nuovo, fortemente allineati, insieme per la collezione autunno inverno 2020 2021 e per il futuro del brand. Tanto per cominciare, i due hanno parlato in modo esplicito delle difficoltà avute in passato con i retailer tradizionali e hanno infatti modificato le loro strategie di vendita: oggi vendono direttamente al consumatore, il che ha dato loro una maggiore libertà anche per quanto riguarda il processo creativo. Ecco perché i due stilisti hanno deciso di usare tessuti rimasti inutilizzati  e capi upcycled per le loro collezioni. “Ci sono già così tanti vestiti nel mondo”, fa notare Linder mentre indica su una rella una serie di maglioni che scoprono una spalla. “Abbiamo comprato venti di questi maglioni vintage, li abbiamo scomposti e poi rimessi insieme.” Un altro completo, trench più pantaloni ruggine, è stato creato utilizzando giacenze di magazzino acquistate in Italia. E con il “tocco” di Linder, nessuno potrebbe mai immaginare che la collezione è stata creata con materiali di seconda mano.

Linder Photo Courtesy of Linder 
Linder Photo Courtesy of Linder 

Millar, invece, si è immerso completamente nell’estetica upcycled del progetto, mettendo insieme maglioni poco costosi, stampe geometriche, patchwork di denim e stravaganti stampe in stile rinascimentale. Un tipo di estetica che lui sente più sua, fra l’altro. “Volevo inserire nella collezione texture che evocassero un senso di vecchio e di usato. Gli abiti nuovi, impilati uno sopra l’altro, mi danno l’idea di plastificato, di ‘lucido’, è quello che siamo abituati a vedere nella moda. Non indosso capi che sembrano troppo perfetti”, dice Millar. “Non tratto le cose in modo delicato o affettato, e credo che questo mio atteggiamento traspaia negli abiti. Volevo celebrare la bellezza dei tessuti e degli abiti che ‘smembro’.” Per questa stagione il brand ha collaborato con Marc Domingo Armitano, creatore delle meravigliose Botticelli Ceramics. E forse non c’è niente di più sostenibile che riutilizzare e riciclare quello che già esiste nel mondo. Le difficoltà che i due designer affrontano quando usano giacenze di magazzino, o quando rivisitano capi upcycled, è la capacità di adattarsi alle esigenze di chi compra, come sottolinea Linder, “cerchiamo di usare tessuti il più possibile simili fra loro, ma il cliente dovrà accettare il fatto che saranno leggermente diversi.” E questo significa che se uno stilista decide di modificare le tecniche e il processo produttivo, noi, in quanto consumatori, abbiamo un compito importante: sostenere un’industria della moda “slow” che è perfettamente imperfetta.

Linder Photo by Kirk Millar 
Linder Photo by Kirk Millar