14 febbraio 2020 - 19:32

Manchester City, stangata Uefa per il fair play finanziario: squalificato dalle Coppe per 2 anni. E Guardiola è sul mercato

Bando per le stagioni 2020/21 e 2021/22: la decisione per le «violazioni delle regole sul pareggio di bilancio e sulle sponsorizzazioni». Ora che farà Guardiola?

di Paolo Tomaselli

Manchester City, stangata Uefa per il fair play finanziario: squalificato dalle Coppe per 2 anni. E Guardiola è sul mercato
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Vincere la Champions il 30 maggio a Istanbul e dirsi addio, adesso Pep Guardiola non ha più alternative e come lui anche un parco-giocatori costato negli ultimi anni oltre un miliardo di euro: il Manchester City, il club più ricco del calcio mondiale (vale 5 miliardi), viene escluso dalla Uefa dalle coppe europee per le prossime due stagioni per aver violato le regole del fair play finanziario. Dovrà pagare una multa di 30 milioni.

Il club inglese di proprietà araba potrà appellarsi al Tas di Losanna e ha fatto sapere di essere «deluso ma non sorpreso» dalla decisione della Uefa. E ora chiede che ad avere l’ultima parola sulla vicenda sia «un organismo indipendente». La battaglia legale promette di essere lunga, con l’obiettivo minimo di far slittare di una stagione la squalifica biennale.

Ma il terremoto nel mondo del grande calcio è solo all’inizio: l’esoso Guardiola, sogno proibito di club come la Juventus, ha due anni di contratto (a 20 milioni netti a stagione) ma con uno scenario del genere, non faticherà a svincolarsi. Senza dimenticare che talenti come Sané, De Bruyne, Aguero, Sterling, Foden, Ederson, possono davvero rivoluzionare il mercato del pallone, rendendo il City quello che era prima dell’arrivo dello sceicco: periferia dell’impero calcistico.

Oggi la City Football Group controlla cinque altre squadre tra Usa, Australia, Spagna, Uruguay e Cina. Un impero, quello guidato dallo sceicco saudita Al Mansour senza confini, ma evidentemente con tante ombre come evidenziato già due anni fa dalle prime rivelazioni di Football Leaks, poi rilanciate dal periodico tedesco Der Spiegel: tutto era cominciato da una commissione di 200 mila sterline — non consentita perché legata al trasferimento di un minorenne — versata al procuratore di Jadon Sancho, poi finito al Borussia Dortmund.

L’indagine della Uefa, lunga e articolata, si è concentrata sui bilanci, che risulterebbero alterati attraverso sponsorizzazioni fittizie tra il 2012 e il 2016. Mansour — attraverso il suo fondo di investimento Abu Dhabi United Group — avrebbe iniettato fondi personali per aumentare le entrate derivate dagli sponsor e consentire così di superare i limiti imposti dal fair play finanziario.

La linea difensiva del club si è basata fin da subito più sulla forma — ovvero sulle norme di riservatezza violate — che sulla sostanza: «Il tentativo di danneggiare la reputazione del club è chiaro». Il City aveva inoltre fatto già ricorso al Tas, contro il procedimento, ma il Tribunale arbitrale sportivo con sede a Losanna lo ha giudicato «inammissibile» in attesa di una sentenza definitiva, che adesso è arrivata.

Il ricorso, quello vero, adesso è possibile, ma nel frattempo tutti i gioielli rischiano di finire altrove. Senza nemmeno passare per la vetrina.

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