«I matrimoni gay sono più felici di quelli etero»: merito di una maggiore condivisione

Elena Tebano

A quasi cinque anni dalla loro legalizzazione negli Stati Uniti, le nozze gay non hanno distrutto l’istituzione del matrimonio: la hanno resa migliore. Lo spiega l’autrice di «Marriage, a History» («Storia del matrimonio») Stephanie Coontz sul New York Times. Mentre era noto che le donne stanno peggio nel matrimonio che gli uomini, le ricerche fatte dall’introduzione delle nozze tra coppie dello stesso sesso hanno rivelato che a soffrire «sono solo le donne sposate con gli uomini» scrive il quotidiano americano. Il disagio delle donne nel matrimonio dipende da precise ragioni storiche e sociali e cioè dalle distinzioni di ruoli e potere imposte tradizionalmente da questa istituzione a uomini e donne. E infatti oggi la condivisione dei compiti domestici è diventata «una componente sempre più importante della stabilità coniugale, e la mancanza di condivisione un fattore che di previsione di conflitti sempre più potente».

Altrimenti detto: «le coppie più felici e sessualmente soddisfatte sono ora quelle che dividono in parti uguali i lavori domestici e la cura dei figli. Le coppie in cui la moglie svolge la maggior parte delle faccende di routine, come il lavaggio dei piatti, riportano i più alti livelli di discordia». Il punto è che la condivisione dei ruoli nelle coppie eterosessuali, almeno negli Stati Uniti (ma l’Italia ha livelli simili), non c’è: nel 2006 si registrava solo in meno di un terzo delle coppie di sesso diverso.
Le donne sposate fanno più lavori domestici delle single, le madri sposate più di quelle che crescono i figli da sole. Quando un uomo si sposa diminuisce la quantità di incombenze domestiche che svolge; per le donne aumenta. «Qui è dove le coppie dello stesso sesso possono offrire ai loro omologhi di sesso diverso utili consigli. Dato che le coppie omosessuali non possono usare differenze maschili e femminili imputate per capire chi fa cosa, si affidano meno agli stereotipi» spiega Collins.

Anche quando uno dei due partner lascia il lavoro per dedicarsi ai figli (nelle coppie gay succede altrettanto spesso che in quelle etero, nelle lesbiche un po’ meno) , la divisione dei compiti è più equa: «le coppie dello stesso sesso hanno meno probabilità delle coppie di sesso diverso di assegnare “il lavoro delle donne” al partner con meno ore di lavoro. Sono anche più propensi a decidere attraverso le loro preferenze individuali chi fa cosa a casa. Questo vale soprattutto per i maschi gay ed è probabilmente il motivo per cui esprimono la massima soddisfazione per la divisione del lavoro» aggiunge Collins.

Mentre gli uomini sposati con donne sono quelli che passano meno tempo con i figli, gli uomini sposati con uomini passano con i figli altrettanto tempo delle donne etero (le donne lesbiche sono quelle che ci stanno di più). Il risultato è che «i bambini che vivono con genitori dello stesso sesso hanno trascorso in media tre ore e mezza al giorno con i genitori, rispetto a due ore e mezza per i bambini che vivono con una coppia eterosessuale».

Le altre differenze riguardano la comunicazione tra i partner: le coppie dello stesso sesso sono più comunicative e meno belligeranti («forse perché non hanno messo la stessa storia di disuguaglianze di potere sul tavolo» ipotizza Collins) . E hanno molta più «reciprocità» nella cura emotiva del partner, un fenomeno particolarmente marcato tra le coppie di donne. L a conseguenza è che le donne sposate con gli uomini fanno registrare i più alti livelli di disagio psicologico nel matrimonio e gli uomini sposati con uomini i più bassi,mentre gli uomini sposati con donne e le donne sposate con donne stanno nel mezzo, con livelli simili.
Insomma alle donne, per stare bene, «converrebbe» sposare altre donne. Ma si sa, al cuor non si comanda.

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