Caro Colonnello,

Matteo Salvini a giudizio per il sequestro dei migranti sulla nave Gregoretti? Ritengo sia un precedente pericoloso delegare alla magistratura la supplenza su atti che spettano ai governanti. In realtà, gli oppositori del leader della Lega hanno ignorato la lezione, di politica e di diritto, che Aldo Moro, alla Camera, nel 1977, impartì agli avversari della Dc, difendendo l’allora ministro Gui, accusato, e poi prosciolto, per la vicenda Lockeed: «Non ci faremo, onorevoli colleghi, processare nelle pubbliche piazze!». E un allievo di Moro, Pier Ferdinando Casini, ha avvertito, ieri, il Partito democratico: «La ruota gira, compagni. In futuro, potrebbe capitare a Zingaretti !». —

Pietro Mancini

Gentile Mancini,
a dire il vero Moro si riferiva alle inchieste giornalistiche e non certo a quelle giudiziarie. Fortunatamente poi la legislazione, soprattutto quella di stretta osservanza costituzionale, è più lungimirante degli stessi legislatori e non prevede affatto che gli esponenti di un governo vengano processati nelle pubbliche piazze, bensì, come per tutti i cittadini, nei tribunali. Ma con maggiori garanzie (“tribunale dei ministri” e autorizzazione delle Camere). Per procedere con questa norma, il reato ipotizzato deve essere commesso da un ministro “nell’esercizio delle proprie funzioni”. Come per Salvini, che addirittura lo rivendica. In realtà che l’ex ministro possa andare a processo lo deve ancora decidere un giudice preliminare che potrebbe anche archiviare, come chiesto dal procuratore di Catania. Sarà poi un Tribunale, eventualmente, a dire l’ultima parola. Accertare se sia un reato che un ministro possa tenere su una barca alla fonda 130 disperati per 4 giorni in nome di una linea politica o di un interesse elettorale, credo valga la pena e non mi pare vi sia nulla di pericoloso, anche se politicamente non paga. Per altro nei casi precedenti, da Berlusconi a De Michelis, i giudici hanno sempre stabilito l’improcedibilità: la giustizia talvolta ha l’occhio più lungo della politica.

Paolo Colonnello, capo della redazione milanese, per anni si è occupato di cronaca giudiziaria ed è stato inviato sui grandi casi di cronaca. Sassofonista, lettore appassionato di gialli e noir, è sposato e ha due figli.