riforma della giustizia

Giudici sotto tiro per i processi lunghi: come funziona la riforma Bonafede

Nel 2019 le contestazioni ai magistrati per i ritardi sono state 43 su 254. Il disegno di legge del ministro Bonafede estende le ipotesi di illecito disciplinare

di Valentina Maglione

Conte: cittadini ci chiedono efficienza non la prescrizione

3' di lettura

Se ritardi, ti sanziono. È il mantra ripetuto nello schema di disegno di legge delega che riforma il processo penale e l’ordinamento della magistratura. Il testo – che dovrebbe essere esaminato dal Consiglio dei ministri di domani, giovedì 13 febbraio - introduce nuove ipotesi di illeciti disciplinari per spingere i magistrati ad accelerare i tempi dei processi.

Oggi i ritardi procedurali rappresentano circa un sesto delle contestazioni disciplinari mosse ai magistrati: nel 2019, sono stati 43 gli illeciti contestati per lungaggini su 254 totali, come emerge dalla relazione del Procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi, presentata in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, lo scorso 30 gennaio.

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La situazione
Nel 2019 le denunce di illeciti disciplinari a carico dei magistrati arrivate alla Procura generale della Cassazione (l’organo competente a riceverle) sono aumentate, seguendo il trend avviato l’anno prima. Fino al 2017 sono infatti rimaste stabili intorno alle 1.350 l’anno, nel 2018 sono salite a 1.637 e nel 2019 a 1.898: il 44% in più rispetto al 2012.

LE DENUNCE

Le notizie di illecito presentate negli ultimi anni. (Fonte: Procura generale della Cassazione)

LE DENUNCE

Un aumento dovuto, secondo la relazione del Procuratore generale, soprattutto a «un’erronea concezione della responsabilità disciplinare»: perché i denuncianti, quasi tutti privati, anziché attenersi agli illeciti individuati dal decreto legislativo 109 del 2006, utilizzano la responsabilità disciplinare per rimediare agli errori del processo, chiedere il risarcimento di danni o riversare sui magistrati il malfunzionamento del servizio giustizia. Tanto che la stragrande maggioranza delle notizie di illecito (il 90% l’anno scorso) viene archiviato dalla Procura generale della Cassazione.

GLI ILLECITI CONTESTATI

I principali tipi di violazioni disciplinari contestate nel 2019. (Fonte: Procura generale della Cassazione)

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Dei 254 illeciti contestati nel 2019, 37 sono relativi a fatti oggetto di procedimento penale: lo scorso anno è stato segnato dallo scandalo delle nomine pilotate nelle Procure, ma la relazione del Pg della Cassazione precisa che molti processi penali hanno per oggetto errori nello svolgimento dell’attività giudiziaria e si sono conclusi con l’archiviazione.

Sono invece 22 gli illeciti contestati relativi a ritardi nel deposito dei provvedimenti e 21 a tardiva o mancata scarcerazione. Sono contestazioni mosse soprattutto nei confronti dei giudici di tribunale (17 incolpati di ritardi nel deposito e 8 per tardiva o mancata scarcerazione). Quanto alla distribuzione territoriale, il ritardo nel deposito dei provvedimenti è diffuso in modo sostanzialmente uniforme (9 giudici accusati al nord, 7 al centro e 6 al sud), mentre le tardive o mancate scarcerazioni sono concentrate al sud (11 giudici incolpati) e al centro (6 giudici).

LE DECISIONI E LE SANZIONI

I provvedimenti presi a seguito di condanna nel 2019 e le pronunce della sezione disciplinare del Csm<br/>nel 2019. (Fonte: Procura generale della Cassazione)

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Le ipotesi di riforma
Lo schema di Ddl delega atteso oggi in Consiglio dei ministri punta sulla revisione degli illeciti disciplinari per sveltire i procedimenti. A partire dalle indagini preliminari: il Pm che non rispetta i nuovi tempi (di sei mesi per i reati meno gravi, un anno e mezzo per i più gravi e un anno per tutti gli altri, con una sola possibile proroga di sei mesi) commette illecito disciplinare se il fatto è dovuto a dolo o negligenza.

Il Ddl delega fissa poi i termini di durata massima dei processi civili e penali e prevede l’illecito disciplinare a carico dei magistrati che non adottano misure organizzative per rispettarli. Nuove ipotesi di illeciti disciplinari sono anche previste per i capi degli uffici che, in caso di difficoltà nel definire i processi, non predispongono piani di smaltimento e non redistribuiscono i carichi di lavoro.

Novità che hanno scatenato le proteste dei magistrati: il presidente dell’Anm, Luca Poniz, all’inagurazione dell’anno giudiziario, ha definito un «messaggio devastante» quello della «correlazione stretta» tra «inefficienza del sistema e responsabilità del magistrato, come se l’efficienza del processo si potesse governare con lo strumento disciplinare».

Per approfondire:
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