VERTICE INTERMINISTERIALE

Coronavirus, dalle imprese a Bankitalia: i timori per l’economia italiana

Il timore degli industriali italiani è che le soluzioni adottate abbiano impatti negativi immediati su lusso e turismo e, con l’intensificarsi dell’emergenza, anche su altri settori del Made in Italy. Palazzo Chigi: «Avviata istruttoria per l’adozione di misure di contenimento degli effetti negativi dell’emergenza sul nostro sistema economico e produttivo»

di Andrea Carli

Il coronavirus contagia l'economia

3' di lettura

Il fatto che l’altra faccia della medaglia dell’emergenza coronavirus, accanto a quella che riguarda la tutela della salute delle persone e il contenimento del rischio contagio, sia quella economica lo dimostra il vertice interministeriale sul Coronavirus che si è svolto a Palazzo Chigi. «Il Governo - si legge nella nota pubblicata da Palazzo Chigi al termine dell’incontro - ha avviato una istruttoria per l’adozione di misure di contenimento degli effetti negativi dell’emergenza sul nostro sistema economico e produttivo».

Al tavolo ha partecipato il ministro dell’Economia Gualtieri
Con il premier si sono seduti al tavolo il capo della Protezione civile e commissario per l’emergenza Angelo Borrelli e i ministri degli Esteri Luigi Di Maio, dell’Economia Roberto Gualtieri, della Difesa Lorenzo Guerini, e della Cultura e turismo Dario Franceschini. Per gli Interni ha partecipato il viceministro Vito Crimi. La presenza del responsabile del Tesoro al tavolo ha messo in evidenza come in queste ore il tema dell’impatto dell’emergenza coronavirus sull’economia italiana sia sotto la lente del Governo. Nonostante non ci siano ancora stime ufficiali, il problema - su questo secondo canale - c’è. L’ultimo a lanciare l’allarme è stato a Brescia il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco in occasione del 26esimo congresso Assiom Forex. Allo studio del Governo una task force per tutte le imprese, che sarà riempita con norme a sostegno dei settori più in prima linea.

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Visco: il coronavirus si aggiunge a un’economia in fase di stagnazione
Visco ha parlato di una fase delicata. L’economia italiana, ha ricordato, registra una fase di stagnazione, nella quale ai vecchi problemi si aggiunto lo spettro – ancora non quantificabile nei suoi effetti globali – del coronavirus e del suo impatto sulla crescita cinese e su quella mondiale. Si tratta di problemi con i quali chi è chiamato a gestire il territorio dovrà misurarsi, se vuole davvero riattivare la crescita economica. Sugli effetti economici dela pandemia è intervenuto anche il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Il responsabile del Tesoro ha parlato dell’impatto sull’economia cinese del coronavirus, «un impatto - ha chiarito nel suo intervento all’Assiom Forex - per il momento difficile da quantificare, che potrebbe essere limitato a pochi decimi di punto, anche se non si possono escludere effetti più ampi». Le preoccupazioni di ricadute sull’economia italiana sono condivise dal Quirinale, impegnato in un’opera di avvicinamento tra Italia e Cina, dopo la reazione non positiva di Pechino alla scelta dell’esecutivo di bloccare i voli .

I timori delle aziende: rischio psicosi
La chiusura dei voli tra Italia e Cina prevista dall’ordinanza firmata dal ministro della Salute il 31 gennaio per fare fronta all’epidemia oltre a non essere stata “apprezzata” da Pechino ha destato timori anche nelle aziende italiane. Il timore degli industriali italiani, grandi e piccoli, è che le soluzioni adottate abbiano impatti negativi immediati su lusso e turismo e, con l’intensificarsi dell’emergenza, anche su altri settori del Made in Italy. Le aziende fannno presente che c’è un rischio psicosi. Nel 2018 l’Italia ha registrato un interscambio di 44 miliardi di euro con la Cina. L’emergenza coronavirus e le misure restrittive adottate anche da Pechino potrebbero ripercuotersi su un Pil a sorpresa negativo nel quarto trimestre.

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L’allarme lanciato dalle aziende del turismo
In prima linea gli operatori del turismo. L’Italia è prima in Europa nel turismo cinese con 3 milioni di arrivi e 5 milioni di presenze (dati Enit). Secondo i dati dell’ultimo report di Banca d’Italia del 2019 riferiti al 2018 vi sono forti potenzialità e il turista cinese ha aumentato la sua spesa pro capite a 151 euro giornalieri nella sua permanenza in Italia. «I conti sono presto fatti - ha detto il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca -: ci basiamo sullo scorso anno quando in Italia abbiamo toccato i 4 milioni e mezzo di arrivi dal mercato cinese. A febbraio l’anno scorso era 450-500 mila arrivi. E quest’anno zero! Non c’è un calo, è zero e basta». E ora si teme la paventata frenata dell’economia cinese: alcune stime parlano di un Pil con un aumento sotto il 6%, molto basso per gli standard locali.

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