9 febbraio 2020 - 05:33

Sanremo 2020, parla Antonio Diodato: «Ho raccontato me stesso»

Il cantautore dedica la vittoria «Alla mia famiglia che ha fatto tanto rumore nella mia vita». L’Eurovision? «Ci andrò, si deve fare squadra a livello di musica italiana»

di Andrea Laffranchi, inviato a Sanremo

Sanremo 2020, parla Antonio Diodato: «Ho raccontato me stesso»
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Antonio Diodato ha trionfato a Sanremo con «Fai rumore», ballad elegante e intensa fra la classicità di Modugno e le atmosfere dei Radiohead, un invito a rompere le barriere dell’incomunicabilità. Il cantautore tarantino ha commentato così, nella sala stampa dell’Ariston, il risultato.

A chi lo dedichi?
«Alla mia famiglia che ha fatto tanto rumore nella mia vita e anche in questi giorni. Li ho sentito poco. Mi ha scioccato il rispetto della situazione in cui ero. Non vedo l’ora di chiamarli. E poi all’altra famiglia che si creata intorno a me professionalmente e a Edwyn Roberts che ha scritto il brano con me. E dedico la vittoria anche a quel bambino che aveva paura del mondo fuori e stava nella sua stanza».

Fai parte di un mondo musicale che arriva dal basso…
«C’è movimento musicale in Italia che va rispettato e che lavora in maniera artigianale e inizia ad avere riconoscimenti importanti. C’è musica importante nel nostro Paese e voi che la riconoscete e lottate per farla conoscere».

Cosa è arrivato della canzone secondo te?
«Avessi la formula, scriverei sempre brani così. Ho raccontato me stesso, sensazioni che ho provato e pescato nella mia intimità e nel mio vissuto. Se dici verità mettendoti a nudo, magari provando vergogna, ti connetti con qualcun altro. Mi ha colpito la gente che ti scrive e dice Hai scritto la mia canzone. Succede quando scrivi qualcosa che puzza di te, che sa di te. E lì, in profondità, ci assomigliamo tutti. Se riesci a essere sincero con te stesso arrivi».

Davanti a 150 persone dicevi di stare al posto giusto: adesso?
«La mia musica ha sempre ottenuto quello che meritavo. Mi esponevo fino a un certo punto. Questa volta ho abbattuto il muro che mi divideva da qual nucleo emotivo. Qualcosa che partiva da tanti anni fa. Se la gente si è avvicinata è perché le ho permesso avvicinarsi. Ho suonato in condizioni estreme e ho imparato pian piano. Ho paura di essere retorico ma ho imparato a vedere 8 persone davanti a me e suonare per loro che si sono alzate alla mattina e avevano comprato il biglietto. 800 o 8000 continuo a condividere la mia musica».

Andrai all’Eurovision?
«Non ho nulla da fare il 16 maggio, vero? Ci vado! Credo si debba fare squadra a livello di musica italiana. Va aiutata a livello internazionale per tornare a essere esportatori di musica al di là della lingua. Abbiamo forza che viene dall’insegnamento di Modugno, una forza riconoscibile all’estero».

Sei direttore artistico del concerto del Primo maggio di Taranto. Cosa accadrà?
«Userò la mia forza per aiutare amici del Primo maggio per denunciare la situazione insostenibile di Taranto».

Come è stato ricantare la canzone da vincitore?
«Ho sentito una presenza, un’energia strana che mi muoveva capelli. E dopo ero libero e felice, forse perché non c’era più tensione».

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