L’incidente ferroviario a Lodi ha causato la morte di Mario di Cuonzo, 59 anni di Capua, e Giuseppe Cicciù, 52 di Reggio Calabria (foto nel riquadro), i macchinisti alla guida del convoglio. I 25 feriti sono stati soccorsi da Vigili del Fuoco, ambulanze ed elisoccorso e sono stati trasportati negli ospedali di Lodi, Codogno, Piacenza e Pavia.

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«Siamo vicini alle famiglie delle due vittime, i macchinisti. Stiamo accertando le cause» dell'incidente ferroviario a Lodi «che non sono ancora chiare» dice il premier Giuseppe Conte, a margine dell'evento del Moige sul bullismo che si tiene a due passi da Palazzo Chigi. Anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, appena appresa la notizia del deragliamento del treno nel lodigiano, ha espresso il suo cordoglio per le «due nuove vittime del lavoro», e si è augurato che si faccia presto luce sulla dinamica del grave incidente, per garantire il diritto dei cittadini alla sicurezza nei trasporti.

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Cicciù, uno dei primi manovratori dell’Alta Velocità
Anche l'ultimo post su Facebook scritto nello scorso ottobre da Giuseppe Cicciù parlava di prevenzione. Ma in questo caso riferita al tumore al seno. «La prevenzione è da sempre l'arma migliore!». Un riferimento alla campagna Frecciarosa di Trenitalia per la prevenzione del cancro alla mammella, iniziativa promossa dal Gruppo FS Italiane, dall'Associazione IncontraDonna Onlus con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Salute e la partecipazione di Farmindustria. Cicciù, che in diverse foto sul suo profilo indossa la divisa da ferroviere, e in una appare con la comica Teresa Mannino, aveva anche pubblicato un video sul Frecciarossa. Tanti i colleghi e amici che stanno lasciando un saluto o un ricordo sulla sua pagina, dove Cicciù si è molto speso contro la violenza sulle donne.

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«Lavorava da tanti anni come macchinista, è stato uno dei primi sui nuovi treni dell'Alta velocità. Era una persona con grande esperienza, non era certo uno appena arrivato», dice il segretario lombardo della Fit Cisl Giovanni Abimelech. «E' stato un nostro attivista e nostro delegato Rsu, era molto vicino alla nostra organizzazione e noi vicino a lui. Si faceva notare, arrivava sempre con il sorriso e ce lo ricordiamo tutti, anche se negli ultimi anni si era un po' allontanato perché aveva una nuova famiglia».

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Per Abimelech quanto successo è "senza spiegazioni perchè stiamo parlando di una delle infrastrutture più sicure al mondo, e abbiamo sempre avuto testimonianze in questo senso dagli esperti dell'alta velocità"

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Di Cuonzo era quasi al limite della pensione
Un collega e amico ferroviere ricorda Mario Di Cuonzo come una persona che «si faceva voler bene per il suo carattere allegro, ma mai superficiale. Aveva sempre una parola buona, di aiuto e di conforto quando necessario, per i colleghi». Di Cuonzo era un iscritto e un attivista della Filt-Cgil: «Sono sconvolto per la morte di un amico che lascia moglie e figlio, e per un altro lavoratore». Di Cuonzo non era soltanto un amico sincero, «l'aspetto caratteriale – prosegue il collega – andava di pari passo con quello professionale: era un macchinista molto capace, e aveva contribuito a formare e ad addestrare altri macchinisti nella guida dei Frecciarossa». Gli mancavano pochi mesi per andare in pensione.

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Un minuto di silenzio in Consiglio regionale
La seduta di Consiglio regionale di martedì prossimo si aprirà con un minuto di silenzio e con il ricordo di Cicciù e Di Cuonzo. «Questo è il momento del dolore e del cordoglio, rivolgo il pensiero e la vicinanza mia e di tutta l'istituzione regionale ai familiari delle due vittime e ai feriti», dichiara il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Alessandro Fermi, Un ringraziamento finale, anche a nome dell'intero Consiglio regionale, rivolge ai soccorritori che «'con una efficienza encomiabile ancora una volta hanno dimostrato la grande capacità organizzativa e di coordinamento del sistema lombardo».

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