Fiorello prete e Achille Lauro Santo, Umberto Galimberti: «Blasfemia? È la Chiesa che ha perso il senso del sacro»

Sanremo tra sacro e profano, con Rosario che dà il via alla settantesima edizione del Festival della Canzone Italiana travestito da parroco e Achille Lauro che diventa San Francesco. Interviene il filosofo Umberto Galimberti: «Sul palco non prendono in giro il sacro, ma la perdita del senso del sacro»
Fiorello prete  e Achille Lauro Santo Umberto Galimberti «Blasfemia È la Chiesa che ha perso il senso del sacro»

«Buonasera fratelli, buonasera sorelle». Così Fiorello è entrato nel Teatro Ariston, dando il via alla prima serata della settantesima edizione del Festival di Sanremo. Sfila per il corridoio centrale, benedicendo il pubblico**, travestito da parroco**, con la tunica nera che gli scende fino ai piedi e il colletto bianco, incitando le persone a scambiarsi un segno di pace.

Dopo poco arriva Achille Lauro che cita nientepopodimeno che San Francesco, richiamando gli affreschi attribuiti a Giotto, nella Basilica Superiore di Assisi, dove il Santo si spoglia dei propri abiti lussuosi per votarsi alla vita povera e alla solidarietà. E così sui social diventa subito Santo Lauro, proprio lui, il più provocatorio di tutti.

Qualcuno si è indignato: che queste citazioni siano blasfeme, che siano un'offesa verso chi, devoto, va a messa tutte le domeniche?

«No, non sono loro che hanno profanato sul palco dell'Ariston», risponde convinto il filosofo Umberto Galimberti, «sono stati gli uomini di Chiesa a profanare. La Chiesa ha perso il senso del sacro: sacro è ciò che gli uomini temono. Il sacro non parla la lingua comune, il sacro è nell'abside della chiesa, il sacro è misterioso, è separato dal mondo umano, ha bisogno del canto, dell'incenso, della liturgia. Le persone non devono intendere le parole del sacro e invece oggi la Chiesa ha scelto invece la lingua comune. Così non fanno i bizantini che dicono la loro messa in greco antico, lingua sconosciuta oggi ai più, ma che rende bene il mistero della celebrazione. Ecco che allora le nostre pratiche ecclesiastiche possono essere prese in giro, perché tutto è già stato profanato: profano vuol dire "fuori dal tempio". Non vedo niente di offensivo né nella performance di Fiorello né in quella di Achille Lauro, vedo semmai qualcosa di terribile negli uomini di Chiesa. Sul palco non hanno preso in giro il sacro, ma - anche se non lo sanno - la perdita del senso del sacro».

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