4 febbraio 2020 - 23:13

Caucus in Iowa, per i primi voti Buttigieg è in testa

Iniziano ad arrivare i risultati delle elezioni primarie dei democratici americani

di Giuseppe Sarcina inviato a Des Moines

Caucus in Iowa, per i primi voti Buttigieg è in testa Afp
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Pete Buttigieg è in testa, con il 26,8%; Bernie Sanders è vicino: 25,2%. Terza: Elizabeth Warren, con il 18,4%. E solo al quarto posto, staccato, il favorito della vigilia: Joe Biden, con il 15,4% tallonato da Amy Klobuchar al 12,6%. Nel pomeriggio americano (notte italiana) finalmente arrivano i primi risultati dei «caucus», le assemblee in Iowa. Ma sono ancora dati parziali, perché coprono il 62% delle 1.678 circoscrizioni. Le percentuali si riferiscono al numero dei delegati conquistati da ciascun candidato sul totale dei 41 in palio. Le posizioni in classifica, dunque, potranno cambiare nel corso della notte.

Buttigieg cattura i moderati

Tuttavia alcune indicazioni sono già chiare: Buttigieg, il giovane sindaco di South Bend, Indiana, ha fatto breccia nell’elettorato e si propone ora come il leader del fronte moderato. La sconfitta dell’ex vice presidente Biden, invece, è netta. Sul versante opposto, Sanders, non ha dilagato, ma la sua partenza è eccellente, considerando che al momento è primo nella graduatoria del voto popolare, con 28.220 preferenze, contro le 27.030 raccolte da Buttigieg. Regge bene la senatrice Warren, che resta pienamente in corsa. Incoraggiante anche il bilancio di Amy Klobuchar, con il 12,6% dei delegati conquistati. Modesto il raccolto di Andrew Yang: 1,1%,con circa cinquemila voti.

Figuraccia mondiale

Ma l’America, e non solo, è sbalordita per la figuraccia mondiale rimediata dal Partito democratico dell’Iowa. Il sistema dei caucus, le assemblee, è tanto affascinante, quanto complicato. I sostenitori dei democratici scelgono in prima battuta il loro candidato. Se questi ottiene il 15% dei consensi, partecipa alla distribuzione dei delegati. In caso contrario viene offerta agli elettori la possibilità di spostare il consenso su un altro dei concorrenti, «la seconda scelta». Nel 2016 i sostenitori di Sanders accusarono l’organizzazione di aver nascosto le cifre sui flussi da uno schieramento all’altro per favorire Hillary Clinton, che vinse di stretta misura. Quest’anno allora il partito ha cambiato le regole nel segno della massima trasparenza. Alla fine i manager dei «caucus» dovevano riportare i voti ottenuti da ogni concorrente nel primo conteggio e quelli totalizzati nel secondo. Inoltre riferire come sono stati distribuiti i 41 delegati per la Convention in palio nell’Iowa.

Il naufragio della app

Tutte queste operazioni dovevano essere gestite con una «app» installata sui telefonini dai responsabili delle circoscrizioni. Ma a quanto pare quasi nessuno le aveva testate prima di cominciare le assemblee. C’è chi non è riuscito a scaricarla, chi a inserire i dati. Molti funzionari del partito si sono attaccati ai telefoni, come ai vecchi tempi. Ma dall’altra parte non c’era una centrale operativa pronta a riceverli. Il sistema è andato in tilt. Linee intasate, confusione tra i tabulati cartacei, dati incompleti in arrivo dalle diverse contee. Sulla rete sono fiorite rapidamente le teorie del complotto. Sono stati i russi; sono gli hacker; no, l’establishment ha voluto oscurare la vittoria di Sanders, eccetera. La realtà è più banale: è stato semplicemente un pasticcio colossale. La Shadow Inc., la società che ha ideato l’app, si è scusata pubblicamente. Donald Trump si è inserito con un tweet: «Quando i democratici cominceranno a incolpare la Russia, Russia, Russia per la loro incompetenza per il disastro che è appena capitato nel grande Stato dell’Iowa?»

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