4 febbraio 2020 - 21:59

Leo Gassmann: sfido i pregiudizi sul cognome

L’erede della dinastia batte Tecla nel primo turno di Sanremo Giovani
«Il mio obiettivo è convincere chi non mi apprezza»

di Andrea Laffranchi

Leo Gassmann: sfido i pregiudizi sul cognome
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Sanremo - Se parente d’arte deve essere allora altro che nonno Vittorio o papà Alessandro, Leo Gassmann sceglie un trisavolo. Il quasi omonimo Leopold, compositore settecentesco e maestro presso la corte asburgica che ebbe fra i suoi allievi anche Mozart e Salieri. «Lo abbiamo scoperto di recente facendo delle ricerche. Le sue opere sono rappresentate ancora oggi. Più che la recitazione che è una cosa che hai o che non hai, è la musica che mi ha sempre fatto stare bene».

Leo, 21 anni, ha passato ieri la prima sfida (come Tecla) ed è in semifinale. «Su questo palco ho respirato aria di storia, ma voglio vivere l’esperienza divertendomi e cogliendo l’occasione per presentare il mio primo album». Un bel ragazzo, il cognome che pesa, un talent (X Factor) nel curriculum: il pregiudizio al cubo. «Inevitabile. Per me è una sfida affermarsi e dimostrare che vali il posto in cui ti trovi. Il mio obiettivo è convincere chi non mi apprezza». In tasca ha il consiglio di papà: «Fatti scivolare addosso le cose e lavora con umiltà e sacrificio». Nonno Vittorio cantò con Mina, il papà con Irene Grandi e per ribaltare i campi lui si divertirebbe con il doppiaggio: «Mi piacerebbe fare un cartoon Disney, magari proprio Il Re leone cui nonno prestò la voce per il cattivo Mufasa».

Al Festival ha portato «Vai bene così»: «Una canzone sui fallimenti e sugli errori. Era uno di quei momenti in cui non ti senti adatto e hai bisogno di sentirti dire certe cose». «Strike» è il suo album di debutto, che esce venerdì: «È la mia presentazione, una raccolta di brani in cui parlo di me e delle persone incontrate in questo percorso. Musicalmente cerco di tenere assieme le sonorità del rock angloamericano con cui sono cresciuto e il cantautorato italiano che ho scoperto più di recente». La canzone che dà il titolo al disco «nasce da un viaggio in tenda per l’Europa fatto quest’estate», «Mister Fonda» è «una dedica a Peter, amico di famiglia scomparso di recente e racconta come uno della mia età vede il tema della morte».

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