2 febbraio 2020 - 21:06

Stefano Gheller: «Adesso rinuncio al suicidio assistito e sogno New York»

Vicenza, malato di distrofia aveva annunciato il viaggio in Svizzera. Poi la solidarietà su Facebook: «Ho nuovi amici, so che posso vivere con dignità»

di Elvira Serra

Stefano Gheller: «Adesso rinuncio al suicidio assistito e sogno New York» Stefano Gheller
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Due mesi fa voleva morire. Oggi vuole vivere. E non è successo perché la distrofia facio-scapolo-omerale da cui è affetto da quando è nato sia regredita. Stefano Gheller, 47 anni, sa bene che nel futuro che lo aspetta non potrà più masticare, parlare, muovere un dito. Lo sa perché è quello che vede ogni volta che va a trovare sua madre Elisa in casa di riposo, 70 anni, lucida, ma ormai allettata, con la tracheotomia. «A fine novembre ero determinato ad andare a morire in Svizzera, avevo già contattato la clinica Dignitas. Lo avevo deciso dopo che i ladri avevano tentato di entrarmi in casa mentre io ero dentro, da solo, e mi sono accorto di quanto fossi vulnerabile e di come le cose non sarebbero mai migliorate», racconta per telefono dalla casa popolare di Cassola, nel Vicentino, dove vive con la badante romena Ancuta.

I nuovi amici (non solo virtuali)

Quell’episodio fu lo spunto per un suo sfogo sul Giornale di Vicenza che fece il giro del web. «Ed è incredibile quante cose siano cambiate da quel giorno», prosegue. Su Facebook si è trovato rapidamente con 1.500 amici, che non si sono rivelati solo virtuali: lo hanno invitato a pranzo, a un concerto, uno addirittura a casa sua il giorno di Natale. «Lì sono andato con mia sorella Cristina, che ha 45 anni e la mia stessa malattia, pure lei è in sedia a rotelle». Questo cordone di affetto gli è servito per fare il passo più importante: ricominciare a progettare. A partire dai sogni. «Ne ho tre: visitare New York, conoscere Madonna, andare all’Arena di Verona a un concerto di Marco Masini». Per il primo è stata creata la pagina Facebook «La vita di Stefano Gheller»: presto lancerà una raccolta fondi anche su una piattaforma online.

Le spese e la speranza

È stato prezioso pure l’interessamento del vescovo di Vicenza, Beniamino Pizziol, che è andato a trovarlo a casa. «Non ho cambiato idea sul diritto al suicidio assistito, ma ho accantonato quel pensiero: se riesco a vivere con dignità, vivere è molto meglio che morire», dice Stefano. Per riuscirci, deve fare comunque i conti con la realtà. «Prendo una pensione di invalidità di 290 euro, l’accompagnamento di 550 euro, la reversibilità di mio padre di 200 euro, e la Regione Veneto mi dà 800 euro per la badante, che non copre un’assistenza h24». Cinque anni fa stava per sposarsi. «Avevamo già fissato la data, era stata lei a chiedermelo. Avevo comprato l’abito, le bomboniere, mandato le partecipazioni. Poi ci ha ripensato. La capisco, ma ho preferito allontanarla». C’è ancora un futuro per lui, adesso. Lo scoprirà da solo.

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