In visita in Israele per i 75 anni della liberazione di Auschwitz, il presidente francese Emmanuel Macron ha perso per qualche istante l’aplomb diplomatico mentre faceva una passeggiata nella città vecchia di Gerusalemme. Intorno alle 15, al momento di entrare nella basilica di Saint-Anne, che è francese e gode di una sorta di extra-territorialità simile a quella di un’ambasciata, gli agenti di sicurezza francesi hanno avuto un diverbio con quelli israeliani, che volevano a loro volta entrare nella chiesa per proteggere Macron e il suo seguito.
Il presidente francese si è irritato e ha alzato la voce gesticolando con le guardie israeliane. «Tutti conoscono le regole - ha detto Macron in inglese -. Non mi piace quello che avete fatto di fronte a me. Andate fuori. Mi spiace. Conoscete le regole. Nessuno deve provocare nessuno». Anche l’inglese di Macron, di solito perfetto o quasi, è andato un po’ fuori controllo e ha preso un forte e inusuale accento francese. L’Eliseo. Questa la spiegazione di quanto accaduto secondo le fonti della presidenza francese: «Sainte Anne è un dominio nazionale francese a Gerusalemme. Spetta alla Francia proteggere questi luoghi. Le forze di sicurezza israeliane sono volute entrare nonostante la sicurezza fosse assicurata dagli agenti francesi. Il presidente ha reagito a una lite tra le forze di sicurezza israeliane e francesi al momento di entrare nella chiesa, con lo scopo di mettervi fine e di ricordare le regole che si applicano in questa situazione. Ha sottolineato che tutto era andato per il meglio fino a quel momento nella visita e che non era necessario creare un incidente. Tutto è rientrato in ordine, niente di grave».
L’uscita di Macron sembra una citazione dell’altro presidente francese, Jacques Chirac, che in una circostanza identica nel 1996 si lasciò andare a uno sfogo rimasto celebre in Francia e rivisto molte volte nelle commemorazioni televisive seguite alla sua morte, il 26 settembre 2019. «Vuole che torni suo mio aereo?», disse Chirac a un agente israeliano davanti alla basilica di Sainte-Anne. «Questa non è sicurezza, questa è una provocazione».
La visita in Israele e nei territori dell’Autorità palestinese fu complicata, per altri motivi, anche per l’allora premier Lionel Jospin nel 2000, quando venne preso a sassate all’uscita dell’università Bir Zeit in Cisgiordania da decine di militanti islamisti furiosi perché aveva qualificato di «terrorista» il movimento Hezbollah.
Il presidente francese ha già incontrato il premier israeliano Benjamin Netanyahu e nel pomeriggio era atteso a Ramallah, in Cisgiordania, per incontrare Mahmoud Abbas, il capo dell’Autorità palestinese. Ma il programma della visita è scombussolato, Macron in serata non era ancora andato a Ramallah dove è tuttora atteso nonostante a cena debba vedere il presidente israeliano Reuven Rivlin.
In una conferenza stampa Macron ha preso posizione contro chi nega il diritto all’esistenza di Israele. «L’antisionismo, quando è la negazione dell’esistenza di Israele come Stato, è una forma di antisemitismo. Questo non significa che non sia lecito avere disaccordi, o criticare questa o quell’azione del governo di Israele, ma la negazione della sua esistenza è oggi una forma contemporanea di antisemitismo».