metalli preziosi

Palladio, corsa senza fine: adesso vale una volta e mezzo il prezzo dell’oro

di Marco Sabella

Palladio, corsa senza fine: adesso vale una volta e mezzo il prezzo dell'oro

Il raro palladio — minerale scoperto nel 1803 dal chimico inglese William Wollaston insieme al rarissimo rodio, entrambi metalli strettamente imparentati con il platino — è diventato una volta e mezza più prezioso dell’oro. Questo il destino di un elemento che ha preso il nome da un asteroide, Pallade, da poco scoperto in quegli anni e che si è rivelato un minerale eccezionalmente versatile. Con impieghi che vanno dalla gioielleria alle applicazioni industriali, soprattutto quelle legate al mondo dell’auto e alla realizzazione di marmitte catalitiche efficienti per i motori a benzina. Sembra quasi un destino, legato al nome della versatile Pallade Atena, la dea della conoscenza protettrice della città di Atene.

Il vero e proprio boom di queste settimane, in cui il palladio ha toccato un record storico assoluto di 2.577 dollari per oncia (con un rialzo del 23% nelle prime settimane del 2020) è legato sia a fattori di scarsità dell’elemento che alla crescente attenzione ai temi della riduzione delle emissioni di CO2. E quindi alla produzione di marmitte catalitiche in grado di rilasciare emissioni sempre meno inquinanti. Il mercato si sta infatti orientando ad acquistare sempre più veicoli con motori a benzina (per le cui marmitte viene utilizzato il palladio) e sempre meno a propulsione diesel, le cui marmitte utilizzano invece il platino. Ed ecco che a fronte di una impennata delle quotazioni del palladio si contrappone una stagnazione dei prezzi del platino che solo da pochi mesi hanno riguadagnato i mille dollari l’oncia. L’aspetto della scarsità del palladio (ma anche del metallo gemello, il rodio, anch’esso con quotazioni in rialzo del 40% in un anno) influisce sulla dinamica dei prezzi. I maggiori produttori di palladio sono il Sudafrica, la Russia, il Canada e lo Zimbabwe, con processi di estrazione molto complessi.

Anche per questo l’offerta da alcuni anni è inferiore alla domanda, con una produzione globale di circa 200 tonnellate annue a fronte di una domanda nettamente superiore che va a intaccare le riserve. Approfittando di questa situazione di squilibrio dalla metà del 2018 anche i fondi speculativi hanno intercettato l’onda rialzista del prezzo del palladio creando un effetto speculazione che ha pesato molto in queste settimane. Le alternative industriali al palladio ci sono, e si chiamano platino e rodio. Ma la messa a punto di nuovi dispositivi e marmitte efficienti non sarà cosa di pochi mesi.

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