La crescita globale

Davos, le stime dell’Fmi: economia mondiale fiacca. Italia? Segnali di (timida) ripresa

di Giuliana Ferraino

Davos, le stime dell'Fmi: economia mondiale fiacca. Italia? Segnali di (timida) ripresa In primo piano, Kristalina Georgieva, direttore dell’Fmi (Afp)

DALLA NOSTRA INVIATA A DAVOS - Nonostante i primi segnali di stabilizzazione, sebbene su un livello basso, “l’economia globale rimane fiacca e non ci sono chiare indicazioni di una svolta”. Anzi, il Fondo monetario internazionale, aggiornando il suo Global Economic Outlook, rispetto allo scorso ottobre, taglia ancora (leggermente) le prospettive di crescita, che a livello globale salirà dal 2,9% del 2019 al 3,3% nel 2020 e al 3,4% nel 2021.
Una correzione al ribasso dello 0,1% per il 2019 e il 2020 e dello 0,2% per il 2021, soprattutto a causa del rallentamento dell’India. Le previsioni sull’Italia sono stabili, ma per l’anno che si appena concluso la correzione è rivista in positivo nel nuovo rapporto, presentato a Davos in occasione del World Economic Forum, dalla nuova numero uno Kristalina Georgieva e della capo economista Gita Gopinath. Invece di crescita zero, come stimato a ottobre, il Fmi stima che il Pil italiano sia aumentato dello 0,2% nel 2019, contro un aumento dello 0,8% nel 2018, mentre le proiezioni indicano +0,5% per quest’anno e +0,7 nel 2021. La buona notizia, però, è che questa volta, il nostro Paese non viene citato esplicitamente tra i rischi potenziali per l’economia globale, come accadde l’anno scorso.

Davos, le stime dell’Fmi: economia mondiale fiacca. Italia? Segnali di (timida) ripresa

Segnali positivi

In un rapporto di tono ancora tutto sommato pessimistico, il Fmi osserva però i primi segnali che il declino nel settore manifatturiero e il commercio internazionale hanno toccato il fondo. Questo è dovuto in parte in parte al miglioramento del settore auto, dopo la flessione legata ai nuovi standard sulle emissioni; in parte perché l’accordo tra Usa e Cina sulla fase, se duraturo, ridurrà l’impatto negativo delle tensioni commerciali sul Pil globale a fine 2020, dallo 0,8%allo 0,5%.
Il settore dei servizi rimane in fase espansiva, grazie alla resilienza dei consumi. Ma anche la politica monetaria accomodante in modo quasi sincronizzato nelle maggiori economia ha contribuito a sostenere la domanda: il Fmi stima un apporto par allo 0,5% sia per il 2019 che per il 2020.

I rischi all’orizzonte

Ma non c’è spazio per l’autocompiacimento, e il mondo hbisogno di una più forte cooperazione multilaterale e di politiche a livello nazionale per sostenere una ripresa sostenuta che vada a beneficio di tutti. Infatti i rischi, nel complesso, restano al ribasso, a dispetto delle buone notizie sul commercio e sulle minori probabilità di un no-deal con la Brexit. Il pericolo all’orizzonte sono nuove tensioni sul commercio tra America e Unione europea, ma anche la rottura della tregua tra Usa e Cina. In questo scenario fragile la politica deve fare la sua parte prevenire l’aumento di rischi finanziari. Le raccomandazioni sono sempre le stesse: i Paesi con spazio fiscale, dovrebbero investire di più, soprattutto in captale umano e in infrastrutture eco-sostenibili. Le economie con livelli di debito insostenibile, dovrebbero consolidare i conti pubblici, indica il Fondo. Sottolineando la necessità di una risposta fiscale coordinata per migliorare l’efficacia delle misure.

L’Eurozona

La Francia, secondo il Fondo, ha fatto molto meglio della Germania, con il Pil in rialzo dell’1,3% nel 2019 rispetto al +0,5% di Berlino. Ma nel 2020, grazie alla ripresa della domanda estera, le distanze si accorciano: l’economia tedesca, fortemente orientata all’export, crescerà dell’1,1%, quella francese dell’1,3%; e nel 2021 Berlino supererà di nuovo Parigi, prevede il Fondo. Nel complesso per l’area euro, il Fmi calcola una crescita pari all’1,2% per il 2019, che migliorerà lentamente a +1,3% quest’anno e a +1,4% il prossimo. Ma la Spagna corre di più: +1,6% nel 2020 e nel 2021, dopo il +2% del 2019.

Gli Usa rallentano, la Cina tiene

Gli Stati Uniti di Donald Trump, che martedì arriva a Davos, hanno fatto peggio di quanto promesso dal presidente: il Fmi stima che nel 2019 il Pil dovrebbe attestarsi a +2,3%, per poi rallentare al 2% quest’anno all’1,7% nel 2021, per il venir meno degli stimoli fiscali. Grazie alla tregua commerciale tra Washington e Pechino, il Fondo corregge al rialzo le proiezioni della Cina, che nel 2020 crescerà del 6% (+0,2% rispetto a ottobre) e del 5,8% nel 2021. Cade l’India che invece del 6,1% stimato si è fermata al 4,8% nel 2019 e nel 2020 segnerà +5,8% rispetto al +7% previsto a ottobre.

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